domenica 4 maggio 2014

LE PAURE DI BERLUSCONI DIETRO IL RILANCIO DEL PRESIDENZIALISMO

di Massimo Colaiacomo
        Silvio Berlusconi ha rilanciato, dalle colonne del Corriere della Sera, la sua proposta di riforma in senso presidenzialista e nello stesso tempo ha assicurato che non verrà meno l'accordo trovato con Renzi sulle riforme istituzionali. In campagna elettorale ogni mezzo è buono per richiamare l'attenzione e, si spera, il consenso degli elettori. Né ai politici viene fatto l'esame di coerenza fra le affermazioni fatte e gli atti parlamentari compiuti o che annunciano di voler compiere. All'interno di questa cornice la propaganda elettorale deve convivere con la tattica politico-elettorale, con tutti i rischi e le contraddizioni del caso.
Per dire: Berlusconi ha confermato, nella lettera al Corriere, la sua lealtà all'accordo politico con Renzi. Il che significa che Forza Italia è pronta a votare la riforma che prevede la non elettività del Senato; la riforma elettorale in senso bipolare e infine la revisione del Titolo V, malamente riformato dal centrosinistra nel 2001.
Gli elettori, come si diceva, non sono chiamati a dare un voto alla coerenza dei loro leader politici. Però, nel caso di Berlusconi, potrebbero essere tentati di sanzionare l'incoerenza fra i propositi annunciati, gli atti politici compiuti e quelli che si annuncia di voler compiere. Si può essere d'accordo sulle riforme di Renzi, che conservano l'impianto parlamentarista, e, insieme, chiedere la riforma presidenzialista che quello schema rovescia radicalmente? Per spiegarsi meglio: un presidente eletto direttamente dal popolo presuppone un Parlamento forte e autorevole, con i singoli parlamentari eletti direttamente dal popolo e capaci  perciò di contrapporsi al Capo dello Stato o quanto meno di costituire quella balance of power senza la quale la riforma presidenzialista diventerebbe, come diceva Scalfari, un pasticcio di allodola e cavallo. Un presidente forte e autorevole non può rivolgersi a un Senato espressione di paesini e Comuni, non elettivo, e limitato nei suoi poteri legislativi.
La riforma presidenzialista proposta da Berlusconi non è incoerente in sé, lo è in rapporto agli atti politici fin qui compiuti dal suo proponente. La proposta di Berlusconi può avere due precisi significati: può essere tattica elettorale, quindi sparare più alto per distinguersi dal carro riformista guidato da Renzi; se invece avrà un significato strategico, vuol dire allora che Berlusconi si prepara, dopo il voto, ad affossare l'accordo con Renzi.
In sostanza, la lettera del presidente di Forza Italia al Corriere della Sera, in attesa di sapere se si articolerà in una proposta parlamentare, si presenta al momento come un diversivo, un espediente per rincuorare le truppe sfiduciate e riunirle attorno a una bandiera riconoscibile. Al momento quella proposta ha un valore puramente elettoralistico. Non è detto che sia ancora così dopo il 25 maggio. Berlusconi, insomma, prova a costruire una possibile via di fuga rispetto a un risultato che si preannuncia tutt'altro che entusiasmante. Dietro la bandiera del presidenzialismo Berlusconi cerca di nascondere le paure e i timori legati al risultato elettorale.


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