domenica 25 maggio 2014

SENZA L'EUROPA PUÒ ESISTERE L'EURO? A MERKEL LA RISPOSTA

di Massimo Colaiacomo

Gli euroconvinti si trovano a nord di Berlino. Sotto quel parallelo, la scena politica è dominata dalle forze euroscettiche. In modo clamoroso, è la forza antieuropeista di Marine Le Pen che si abbatte come un ciclone sui fragili equilibri francesi e ridicolizza un presidente della Repubblica ridicolo di suo. Vincono bene Merkel e i suoi oppositori. E non si tratta di un paradosso. È invece la prova che le politiche economiche imposte all'Europa attraverso il controllo pieno della leva monetaria e delle politica fiscale hanno fatto di Merkel il miglior difensore di una Nazione contro la quale si sono rivoltate le altre. Angela Merkel ha vinto in quanto custode degli interessi della Germania ma in questo modo ha incrinato un bel po' il cemento politico che teneva insieme 28 Stati nell'Unione europea e 17 nell'eurozona.
In Italia saranno letti con la lente di ingrandimento i risultati di ogni formazione e, secondo un triste costume nazionale, nessuno ammetterà mai una sconfitta mentre ciascuno sarà pronto a misurare il livello della propria vittoria. La disputa se il governo uscirà rafforzato o indebolito, o se Grillo è il vero vincitore o se Forza Italia ha perso ma meno di quanto Berlusconi temesse è un copione già scritto. Si potrebbe spegnere il televisore o il pc e andare a letto.
Interessa qui, invece, rilevare la rivoluzione della geografia politica prodotta dal voto. La Francia è il centro di un terremoto i cui danni è difficile misurare in queste ore. La riunione di crisi convocata per domani mattina all'Eliseo dal presidente Hollande è solo una prima presa d'atto di un equilibrio di potere ormai saltato. Si dirà che si trattava di un voto che non chiamava in causa il governo nazionale, ma quando il rovesciamento dei rapporti di forza si manifesta in modo così eclatante è difficile non pensare a contraccolpi anche sul governo nazionale.
Da questa sera, però, il governatore della Bce ha numerose frecce in più al suo arco. L'allentamento della politica monetaria su cui il board della Banca dovrebbe discutere nella riunione del 5 giugno smette di essere n'ipotesi per acquistare la concretezza di una realtà necessaria e urgente. Dopo anni di politiche messe in campo con lo scopo, si diceva, di salvare l'euro ora i mercati guardano a Mario Draghi come all'istituzione che deve salvare l'Europa.
Per la cancelliera Angela Merkel si profila insomma una vittoria di Pirro. Vinte le elezioni europee ora deve pagare il pedaggio che si era fin qui rifiutata di pagare. Il cambiamento delle politiche economiche avverrà, insomma, non per la vittoria della sinistra (sembra, invece, che la vittoria andrà ancora ai Popolari) ma per l'avanzata temuta ma non prevista in queste proporzioni dei movimenti euroscettici o apertamente ostili all'Europa. Si tratta di agire, e anche in fretta, prima che i movimenti euroscettici possano monetizzare la vittoria europea anche in elezioni politiche nazionali. 
Salvato l'euro, Merkel si trova davanti al bivio: come salvare il progetto dell'Europa politica e quali costi la Germania è disposta a tollerare per questo obiettivo senza il quale non avrebbe più senso la moneta unica?

     

Nessun commento:

Posta un commento