mercoledì 14 maggio 2014

LA SOVRANITÀ NAZIONALE SVENDUTA DA UNA POLITICA VILE

di Massimo Colaiacomo

     Lo sfaldamento del discorso pubblico, come prevede il copione, si accentua sempre in prossimità delle scadenze elettorali. Da questo punto di vista non devono preoccupare gli squilli di guerra che si levano dal campo terremotato di Forza Italia. Dopo il voto Berlusconi farà le riforme con Matteo Renzi, riforme tanto confusamente importanti quanto politicamente inutili e irrilevanti. Qualche problema in più dovrebbe avere Bo, chiamato a gestire una annunciata vittoria politica e nell'impossibilità di ripetere il copione di un anno fa. Il comico genovese non può continuare a menare il can per l'aia in attesa di avere quella maggioranza assoluta che non avrà mai. Se non trova una risposta strategica nuova e credibile, anche per Grillo le cose sono destinate a complicarsi. Non si può annunciare impunemente la palingenesi della politica e della società e rinviare ogni volta l'appuntamento a una data imprecisata. Anche perché è difficile galvanizzare milioni di elettori e pretendere la loro mobilitazione permanente.
     È curioso, invece, assistere alla polemica che si sviluppa attorno alle rivelazioni dell'ex segretario americano al Tesoro sulla presunta congiura europea contro Berlusconi. L'ex premier ha colto la palla al balzo e ha trasformato la circostanza in un assist per la sua campagna elettorale. Con benefici, però, che saranno molto modesti e non certo per l'imperizia comunicativa di Berlusconi al quale tutti riconoscono un'abilità straordinaria. La ragione è molto più prosaica: quella stagione è chiusa da alcuni anni, almeno dal 2009, e quelli che vediamo scorrere sono i titoli di una coda ancora lunga. Ma Berlusconi appartiene al passato, volenti o nolenti.
     Nelle polemiche sul "complotto" ricorre sempre più spesso il richiamo alla "sovranità nazionale" violata, secondo un nazionalismo all'amatriciana, ora dalla Merkel ora dall'Europa ora addirittura da Napolitano. Riemerge anche in questo caso la viltà di un ceto politico inadeguato e indegno dell'Italia. La povertà intellettuale di politici improvvisati, sprovvisti del benché minimo senso dello Stato e ignari della storia della propria Nazione, è una coltre spessa che annebbia la vista a molti ma non a tutti gli italiani. Mai una volta che uno dei tanti leaderini che popolano il teatrino della politica si sia fermato a riflettere e a considerare se i primi e più accaniti attentatori alla sovranità nazionale non siano stati i governi che da vent'anni in qua non hanno mosso un dito per arginare il debito pubblico, vero e unico metro per misurare il livello di sovranità di una Nazione.
     La sovranità nazionale dell'Italia è stata oltraggiosamente ferita e svenduta da Berlusconi, Monti, Letta, Renzi che hanno lasciato e lasciano che l'Italia abbia i suoi 2.100 miliardi di euro di debito pubblico. Mai nessuno di loro che abbia considerato la possibilità di chiedere un sacrificio a tutti gli italiani, in nome dell'orgoglio nazionale, per abbattere di un quarto o di un terzo quel debito, di modificare i meccanismi generatori di spesa per impedire che si riformi. Se una Nazione è "il sentimento dei sacrifici compiuti e di quelli che si è disposti a compiere per rimanere insieme" quale occasione migliore per ricostruire (e, forse, costruire per la prima volta) la Nazione e la Repubblica Italiana? Messe così le cose, è facile per Grillo mietere consensi quando chiede il voto per mandarli tutti a casa. Ma Grillo, si sa, ha la forza per mandare a casa un plotone di pigmei. Qualcun'altro, al suo posto, deve trovare la forza per rimettere in piedi una Nazione con le misure di finanza straordinaria necessarie, le sole che possono restituire la sovranità nazionale all'Italia.

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