sabato 13 aprile 2013

TROPPE PARTITE ATTORNO AL QUIRINALE, SARÀ DECISIVO INCONTRO RENZI-CAVALIERE

di Massimo Colaiacomo

     La partita del Quirinale si complica e in casa Pd diventa sempre più simile a un nodo marinaio le cui estremità rimangono inafferrabili. Impossibile per Bersani scioglierlo senza forzature, mortalmente pericoloso per lui provare a reciderlo. Matteo Renzi è l'estremità divenuta più scivolosa e inafferrabile per il segretario Pd. Il sindaco fiorentino sta giocando una partita complicata ma per niente assimilabile a quei trapezisti del circo che si esibiscono senza rete. Al contrario, Renzi ha costruito in pochi giorni una rete di contatti fin troppo ampia come dimostrano gli incontri con Massimo D'Alema, ricevuto a Palazzo Vecchio, e con Walter Veltroni, incontrato nella sua casa a Roma. Senza contare i renziani dell'ultima ora, da Franceschini a Enrico Letta. Quanto questa rete sia solida è ancora da verificare. Ma per fare che cosa e in funzione di quale obiettivo?
     Fino a qualche giorno fa, Renzi aveva un obiettivo fisso: impedire l'elezione di un presidente della Repubblica sgradito a Berlusconi e votato soltanto da Pd e grillini. E non certo per amore di Berlusconi o per premura verso i suoi guai giudiziari. Più semplicemente, per evitare che un presidente, il cui profilo coincideva con quello di Romano Prodi, troppo debitore a Bersani finisse per essere un docile strumento nelle mani del segretario Pd e quindi, una volta eletto, gli conferisse l'incarico per un governo anche di minoranza da mandare in Parlamento a cercarsi i voti. All'interno di un simile schema era da contemplare lo scioglimento del Parlamento, anche a giugno, e nuove elezioni con Bersani ancora candidato premier non potendo celebrare le primarie in poche settimane.
     Ora, riferiscono le cronache piene di spifferi e congetture, il sindaco fiorentino avrebbe ribaltato il suo gioco. E il presidente la cui elezione era da evitare come una catastrofe (Romano Prodi), sarebbe diventato all'improvviso una carta decisiva e buona da giocare nella logica di Renzi. Che cosa è successo, se davvero qualcosa è successo?
     Non è successo molto, almeno in apparenza, e nulla che possa spiegare un ribaltamento dei piani del sindaco di Firenze. L'obiettivo di Renzi non è cambiato: egli punta sempre a conquistare la candidatura per Palazzo Chigi, ma ritiene importante conquistare prima la segreteria del Pd. Da questa casella può dirigere più agevolmente le operazioni e impostare una strategia delle alleanze rispolverando la vocazione maggioritaria di Veltroni. In sostanza, Renzi vuole liberarsi della zavorra di Vendola e rendere il Pd competitivo tanto verso i grillini quanto verso i residui del centrino di Monti.
     Come si inserisce una presidenza della Repubblica di Romano Prodi e come essa potrebbe aiutare questo schema? Questo rimane un mistero. 
     La verità è, come spesso accade, più prosaica di quel che appare. E i retroscenisti, con la schiena rotta per il tempo passato a sbirciare dal buco della serratura, qualche volta perdono quel che accade sulla scena.
     Matteo Renzi è un giovane "vecchio" democristiano e sa bene di quante trappole, strambate e virate inattese è fatta la corsa verso il Quirinale, massacrante più del Palio di Siena per i cavalli. La sua strategia può essere definita "a fisarmonica". Egli spinge per un presidente eletto a larga maggioranza, quando vede Bersani incamponito a difendere il suo diritto a formare un governo di minoranza per il quale avrebbe bisogno di un Prodi al Quirinale e di un Cavaliere con il fucile al piede. Al contrario, quando Renzi si avvede della possibilità per Bersani di stringere un accordo con Berlusconi per una larga convergenza sul Quirinale, Renzi stramba all'improvviso e rilancia una candidatura divisiva per separare Bersani da Berlusconi. Il sindaco si muove con l'abilità di uno scacchista impegnato per ora a demolire le difese dell'avversario Bersani portandogli via alcuni pedoni (D'Alema, Veltroni, Letta). Forte dei suoi circa 50 parlamentari, Renzi aspetta di incontrarsi lui con il Cavaliere per decidere il cavallo vincente nella corsa verso il Colle.
     Quella che sembra un'ipotesi remota è in realtà l'unica che potrebbe davvero decidere le sorti della successione al Quirinale. Renzi ha rilanciato l'ipotesi di Prodi senza nessunissima convinzione anzi, da buon democristiano, sa di averlo bruciato. Renzi accende un falò per ciascuno dei candidati di rottura esaminati da Bersani ma così facendo vuole dimostrare al Cavaliere che un incontro utile e decisivo può essere quello con lui, con il sindaco di Firenze nel cui accampamento arrivano ogni giorno truppe fresche dalle fila bersaniane. È da credere che se non si sono ancora sentiti, presto Berlusconi e Renzi dovranno parlarsi. È il solo modo che ha il Cavaliere per capire come io ade la partita del Colle evitando di rompersi l'osso del collo.

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