giovedì 25 aprile 2013

LETTA PRONTO A SCOLLINARE, MA VERA PARTITA E' SU DURATA ESECUTIVO

Secondo un'antica e sperimentata tradizione, il presidente Letta agisce su due leve per centrare il bersaglio: la struttura del governo da concordare e aggiustare in funzione del programma.

Berlusconi incontrerà domani il presidente incaricato ma è pronto a trovare il punto di mediazione. L'abolizione dell'IMU non è uno scoglio insuperabile e sarà aggirato con qualche espediente (la restituzione delle somme con titoli di Stato decennali).

La piaga aperta è la mezza rivolta della sinistra "grillina" del Pd nei confronti della quale Grillo si muove come il lupo in mezzo alle pecore.

I vari Puppato, Civati e Gozzi che annunciano voto contrario sulla fiducia,  probabilmente imbeccati dai prodiani desiderosi di vendette contro D'Alema e Veltroni, hanno in realtà già offerto la loro testa a Grillo che ha definito "morto" il 25 aprile.

Vendola, più intelligente, ha capito che nell'opposizione al governo Letta deve guardarsi da Grillo, minaccia mortale per qualunque opposizione di quello schieramento. E gli ha replicato definendolo "becchino universale".

Il Pd rimane in uno stato comatoso e rappresenta la vera incognita per la nascita del governo.

La Lega e Fratelli d'Italia, d'intesa con il PdL, rimangono all'opposizione per un calcolo politico. Alle opposizioni spettano infatti le presidenze di due commissioni strategiche come la Vigilanza Rai e il Comitato parlamentare sui Servizi segreti. Con leghisti e Fratelli d'Italia all'opposizione è scongiurato che vadano a Vendola e Grillo. 

di Massimo Colaiacomo

     Enrico Letta presenterà il suo governo alla Camera lunedì o, al più tardi, martedì della prossima settimana. Il suo tentativo è destinato al successo per forza di cose: diversamente non si aprirebbe nessun paracadute per la legislatura e si tornerebbe alle urne prima dell'estate. E' il percorso segnato dal presidente Napolitano e i partiti che lo hanno supplicato con il cappello in mano perché accettasse la rielezione sanno che non sono consentiti deragliamenti. Berlusconi, al di là di quanto viene riferito nei retroscena tanto fantasiosi quanto inutili, non è così sciocco da imboccare una via per lui piena di incognite non meno che per il Pd. Il fenomeno grillino, infatti, ha conosciuto una battuta d'arresto pesante nelle regionali del Friuli Venezia Giulia ma sarebbe un errore mortale considerarlo estinto.

     E' vero che Grillo deve alzare ogni giorno di più il tiro e aumentare il volume di fuoco degli insulti contro i partiti, Napolitano e perfino una data simbolo come quella del 25 aprile da lui considerato "morto" dopo "l'inciucio" (termine, si spera, destinato a sparire una volta che i partiti lo avranno effettivamente consumato)  fra Pd, PdL e Napolitano. Il comico genovese fatica a mantenere il centro della scena e sa che la sua posizione di rendita elettorale è destinata a un drastico ridimensionamento una volta che il governo dovesse vedere la luce. Grillo deve inoltre fare i conti con un competitore nuovo che si affaccia nel suo campo. Scegliendo il ruolo di opposizione "responsabile" al governo Letta, infatti, Nichi Vendola punta a una ulteriore riarticolazione della sinistra e lavora per attirare il malcontento di quei settori del PD non del tutto pronti al governo "di servizio" per il Paese, eufemismo non proprio felice usato dall'incaricato per mascherare un governo di larghe intese fra Pd, PdL e Scelta civica.

     Il ruolo di Vendola, insomma, può essere insieme una minaccia per il Pd e un'insidia per il grillismo, proponendosi come argine verso il comico genovese e raccoglitore degli umori antigovernativi del Pd. Le affermazioni insultanti di Puppato e Gozi, insieme a quelle più ragionevoli di Civati, segnalano un'area di malcontento nel Pd che trova in Romano Prodi il suo ispiratore più o meno interessato. Prodi è il candidato al Quirinale uscito massacrato nelle votazioni in Parlamento. A Francesco Boccia che ha minacciato l'espulsione per quei parlamentari PD che non votassero la fiducia ha replicato Sandra Zampa, guarda caso portavoce di Prodi, per ricordargli che non è con le minacce che si risolvono i problemi politici. Insomma, il professore bolognese, anche dalle remote plaghe africane, ha cominciato a tessere la tela della sua vendetta. Per Enrico Letta, come si vede, le maggiori difficoltà vengono da un quadro politico tormentato sul fianco sinistro. Lì si annidano per lui le incognite maggiori e in quella direzione guarda con preoccupazione Silvio Berlusconi, ansioso come non mai di ricevere assicurazioni sulla durata dell'esecutivo e sulla incisività della sua azione politica.

     Il Cavaliere è sicuramente interessato alle questioni di programma, ma non fino al punto da compromettere il tentativo di Letta. Sa che si possono aggiustare capitoli spinosi come l'Imu (magari immaginando la restituzione per il 2012 con i Buoni del Tesoro) e si possono trovare accomodamenti onorevoli su altri capitoli come i crediti delle imprese, le politiche per la crescita. A Berlusconi preme una cosa soprattutto: capire il livello di impegno politico che il Pd è in grado di assicurare all'esecutivo. E' il punto cruciale perché Letta possa vedersi spianare la strada e mandare in porto il governo. Se il Pd tentenna, tutto si complica per Letta. I dirigenti democratici hanno fretta di trovare nuovi assetti nel partito e per questo si avviano al congresso d'autunno nella speranza di incoronare Renzi segretario. Che cosa significa tutto questo? Può significare che Renzi è pronto già il prossimo anno alla sfida elettorale? Se così fosse, il Pd non ha interesse alcuno a impegnarsi con esponenti di primo piano nel governo. Si sa, però, che Renzi non vuole andare alla battaglia elettorale non solo con questa legge elettorale ma neppure con questo assetto istituzionale. Il sindaco fiorentino è un sostenitore convinto del bipartitismo e del presidenzialismo, due obiettivi che se raggiunti manderebbero all'aria gli equilibri politico-istituzionali nati nel dopoguerra. Per centrare risultati così importanti serve un governo di durata e Matteo Renzi ha mostrato, negli ultimi tempi, di aver messo sotto controllo la sua fretta.

     "Rottamati" in pochi mesi Prodi, D'Alema, Bersani, Veltroni per il sindaco di Firenze si spalancano nuove opportunità per cogliere le quali può concedersi qualche tempo in più. Quello che fino a ieri faceva fretta ai vertici del Pd, appare ora un leader  più compassato. Anche per Renzi il governo che nasce può puntare a una durata ragionevole,  alla condizione che sappia mettere nel mirino riforme costituzionali di grande respiro. Se Lega Nord e Fratelli d'Italia hanno scelto la via dell'opposizione, non è erto per fare un dispetto al PdL. Al contrario, la decisione è stata sicuramente presa d'intesa con Berlusconi. In questo modo, infatti, le presidenze di commissioni cruciali come il Comitato parlamentare di vigilanza sui Servizi segreti e la Vigilanza Rai, destinate alle opposizioni, è pressoché sicuro che finiscano dalle parti di Maroni e La Russa sottraendole così alle ambizioni di Vendola e Grillo. 


     

 





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