domenica 28 aprile 2013

COLPI DI PISTOLA NEI DINTORNI DI PALAZZO CHIGI, NON E' SARAJEVO NE' IL PALAZZO D'INVERNO MA UN BRUTTO SEGNALE IN UN BRUTTO PAESE

di Massimo Colaiacomo

     Luigi Preite, 49 anni, ha sparato contro due carabinieri in servizio a Palazzo Chigi. Sarebbe da escludere che abbia scambiato Palazzo Chigi per il Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo. Lo sparatore e le tre vittime (la terza è una donna colpita di striscio) hanno riportato ferite non letali. Preite è stato licenziato da poco tempo. E' stato licenziato anche dal ruolo di marito. E' stato vittima di un uno-due terribile per chiunque. Però, diversamente da altre persone incappate come lui nella stessa drammatica circostanza, Preite si è armato di pistola, è salito in treno e dalla Calabria natale si è trasferito a Roma. Una volta nella Capitale ha deciso di portarsi sotto Palazzo Chigi e lì scaricare la sua pistola contro due carabinieri di servizio in uno dei varchi che delimitano lo spazio della piazza. Un folle? Se questa tesi è vera, allora siamo in presenza di una follia lucida, pianificata, costruita con calcolo meticoloso.
     Quella di Preite, potrebbe sentenziare certa sociologia da tot a chilo, è l'esplosione della rabbia di una persona contro la quale la vita si è accanita devastando il suo equilibrio complessivo. Vero? Sì, ma soprattutto no. Di Luigi Preite se ne trovano decine di migliaia in giro per l'Italia: alcuni, come lui, armati; altri invece disarmati. Qualcuno pronto, come Preite, a trovare un percorso clamoroso e drammatico per sfogare rabbia e frustrazione sociale. Molti altri, invece, licenziati o lasciati dalla moglie, sono pronti all'autopunizione perché considerano se stessi colpevoli di quelle circostanze avverse.
     Preite non è un folle. Né tantomeno può considerarsi, come ha detto con incredibile superficialità la presidente della Camera Laura Boldrini, una vittima che si è fatta carnefice e rispetto al quale la politica deve trovare le risposte. Vedere tanta leggerezza, non dico di giudizio ma di analisi politica da parte della terza carica dello Stato, fa correre qualche brivido lungo la schiena. Sarebbe dunque la mancata risposta della politica al dramma della disoccupazione la molla che ha spinto Preite a sparare contro due carabinieri? Il gesto di Preite sarebbe quindi da considerare un atto politico rilevante e il suo autore "un prigioniero politico" come si consideravano i brigatisti?
      Duole dirlo, ma la signora Boldrini ha aperto bocca per mostrare i denti e sicuramente senza aver prima inserito il cervello. E' facile immaginare lo squillo del suo telefono e all'altro capo del filo la voce stentorea del presidente della Repubblica.
     Preite nel ruolo di "un compagno che sbaglia" è un'immagine stantia e remota. E' il dagherrotipo di un'Italia sconfitta ma mai morta. Laura Boldrini non sa o, se sa, ha dimenticato che il PCI si infognò in questo errore di giudizio considerando le Br alla stregua di compagni che sbagliano finché scoprì il volto truce del terrorismo allorché, nel gennaio 1979, uccisero un operaio genovese, Guido Rossa. Quell'assassinio aprì gli occhi ai ciechi e i compagni in errore divennero terroristi.
     E' da escludere che Preite sia un terrorista. E' invece sicuro che Preite ha respirato, come milioni di altri italiani, l'aria avvelenata di una contesa politica impegnata da troppo tempo ad avvelenare i pozzi, a demonizzare partiti e persone. Sa dire qualcuno quale sia la differenza fra il lessico dell'odio che circola e trasuda da alcuni siti web e le parole di un "cattivo maestro" come Toni Negri accusato dal pm Pietro Calogero di fomentare il terrorismo attraverso il centro Hyperion di Parigi? Una differenza c'è: Toni Negri era un principe della dialettica sovversiva, una persona colta nella sua aberrazione morale. Gli odiatori di oggi hanno come livello scolastico più elevato il web. Il loro master si chiama Wikipedia o poco più.   
     Grillo ma non solo. Il grillismo in tutte le sue declinazioni e ramificazioni. Le manifestazioni di intolleranza che spopolano nei programmi televisivi dove dietro la cortina dell'ironia e dell'irrisione si scorge qui e là un sentimento di rancore e di disprezzo verso i diversi attori della vita politica e istituzionale. Accuse mai provate, processi mai celebrati ma con gli imputati già condannati cos'altro devono considerarsi se non un introibo alla legittimità della violenza fisica? Quando la responsabilità oggettiva della politica viene trasformata in responsabilità penale soggettiva del politico che non trova i soldi per la cassa integrazione, che veste può assumere la condanna sociale di quel politico?
     L'animo ingenuo e denutrito della signora Boldrini ha fatto il resto. Preite una "vittima" del sistema ... L'Italia non ha mai girato le pagine del calendario. L'ultimo anno visibile per buona parte del ceto politico è sempre lo stesso: 1968.

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