mercoledì 27 febbraio 2013

BERSANI, OVVERO COME TRASFORMARE UNA SIMILVITTORIA IN UNA CRUSHING DEFEAT

di Massimo Colaiacomo

     Pierluigi Bersani è riuscito a trasformare una similvittoria in una rovinosa sconfitta. Si può dire con Flaiano che "l'insuccesso gli ha dato alla testa". Passate poche ore da una vittoria molto simile a una sconfitta evitata, Bersani ha esordito chiudendo ogni porta all'ipotesi di grande coalizione con Berlusconi. Nella stessa circostanza, Bersani ha spalancato tutte le porte a Grillo. Per cosa? Per sentirsi accusare di essere uno stalker politico ... Un capolavoro strategico. Al punto che sarebbe stato preferibile per Bersani perdere le elezioni con uno score dignitoso e dimettersi. Adesso, invece, prima delle dimissioni deve affrontare un calvario fatto di punzecchiature al limite dell'offesa. Bersani ha frettolosamente bruciato tutti i ponti con il centrodestra e Grillo, svelto, ha bruciato tutti i ponti con Bersani. Il risultato è una incredibile solitudine del Pd. Per rompere la quale, a questo punto, sarà Bersani a dover pagare un prezzo altissimo al Cavaliere.
     La legislatura non poteva nascere peggio. Bersani ha sbagliato tutti i primi passi. Aperture e chiusure sono state fatte senza capo né coda quando logica e buon senso avrebbero imposto di prendere tempo, valutare bene la nuova geografia parlamentare e tenersi le mani libere prima di incatenersele senza necessità alcuna.
     Aveva davvero bisogno Bersani di rivolgersi a Grillo in quanto primo partito alla Camera? Oppure le elezioni sono fatte per premiare le coalizioni? E offrire la presidenza di uno dei rami del Parlamento ai grillini non è un roboante mercanteggiamento, un indecoroso do ut des nella speranza di guadagnarsi una maggioranza al momento fantasmatica?
     Non ci sono molte alternative davanti al Parlamento appena eletto. Il governo Pd-PdL può essere tutto e niente. Può essere il governicchio che fa una leggina elettorale, elegge il Capo dello Stato, e poi si torna alle urne per la gioia immensa di Beppe Grillo. Può essere anche, però, un governo sorretto da una maggioranza costituente capace in due anni di riformare la Costituzione e ridisegnare le istituzioni anchilosate della Repubblica. Come? Negli unici modi conosciuti nelle democrazie occidentali: una repubblica semi-presidenziale, con una legge elettorale a doppio turno; oppure collegi con sistema maggioritario. Bersani e Berlusconi sono capaci di tanto? C'è da dubitarne. Più facile prevedere che consegneranno l'Italia a Beppe Grillo per farne, dopo due secoli, una pura espressione geografica oppure il giardino d'Europa. E gli italiani, come disse Lenin nel 1935, i giardinieri che lavorano in casa dei metalmeccanici tedeschi ...

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