giovedì 7 febbraio 2013

DEBITI PA: DA BERSANI E CAV PAROLE AL VENTO

LA P.A. PAGA I DEBITI CON LE PICCOLE IMPRESE? OTTIMA NOTIZIA
CON TITOLI DI STATO? ALLORA PD E PDL STANNO GIOCANDO 


di Massimo Colaiacomo

     Avete mai l'impressione ascoltando un politico di sentire una serie di banalità o proposte senza senso  che la brava massaia di Voghera (ah, tornasse in forma come in forma è il suo artefice più che ottuagenario) si guarderebbe bene di fare? Provate a leggere i giornali di oggi e le agenzie uscite stamattina e ditemi se provate questa sensazione. Allora: Silvio Berlusconi starebbe pensando a una seconda proposta shock (nel caso non fosse bastata la prima): rimborsare i debiti maturati dalla Pubblica amministrazione verso le piccole e medie imprese.
     La scena è da non perdere. Bersani legge e "brucia" sul tempo il Cav. Se per l'arcoriano si tratta ancora di una congettura, il bettolese la butta lì: prevedere un rimborso di 10 miliardi all'anno per cinque anni, con un'emissione "dedicata" di Bot.
     La fortuna nostra e delle imprese, dico di quelle rimaste in piedi, è che mancano due settimane all'apertura dei seggi e quindi è ancora poca la sopportazione che ci è chiesta nell'ascoltare simili amenità (mi sono imposto di parlare "fino" in questo blog).
     Partiamo dai fatti. Qualcuno del governo, per esempio il ministro dell'Economia, o qualcuno degli onerosi uffici di Bankitalia, saprebbe dire l'ammontare approssimativo del debito maturato dalla Pubblica amministrazione "allargata" (Pa statale, centrale e periferica; Comuni, Regioni e Province; Asl, Comunità montane ed Enti economici pubblici) verso le PMI? No, né Grilli né Visco potrebbero mai conoscere quella cifra perché la contabilità generale dello Stato è quanto di più approssimativo e farraginoso sia stato costruito in Italia. In ogni caso, diverse analisi (tutte di parte, sia chiaro: da Rete Imprese a Confcommercio) collocano il debito dello Stato verso le imprese in un range compreso fra i 70 e i 90 miliardi di euro. Come dire che un importo pari a quasi la metà delle manovre di finanza pubblica varate negli ultimi due anni sarebbe inghiottito dal sistema delle imprese.
     Con, sia chiaro, straordinari benefici per gli imprenditori e i lavoratori. Perché, però, si tratta di amenità, di chiacchiere da ora del thè?
     La mia spiegazione è la seguente: Eurostat o non Eurostat, quei 10 mld di Bot "dedicati" da emettere con cadenza annuale confluiscono nel debito pubblico violando così tutti gli accordi presi dal governo Berlusconi in materia di rientro dal debito e di pareggio di bilancio entro il 31 dicembre 2013.
     Se Bersani e Berlusconi avessero coraggio politico, dovrebbero indicare una via d'uscita sicuramente onerosa ma che riscatterebbe la politica italiana agli occhi dell'Europa e degli stessi italiani: ogni ente pubblico debitore tagli la propria spesa corrente (alle voci, per esempio, consulenze o beni e servizi) di un importo pari almeno al 50% del debito verso i fornitori; se opera in questo senso, lo Stato si accollerà l'altra metà del debito chiunque sia il titolare (Comune, Regione, Ente pubblico economico o di diritto). 
     In questo caso, si compirebbe la prima seria revisione della spesa pubblica lungo tutta la filiera dei soggetti pubblici.
     Non si capisce, poi, quale sarebbe l'utilità per lo Stato di pagare in Bot. Provo a fare un esempio concreto: Mario Rossi, falegname, ha crediti per 45 mila euro con una Asl. Bene: un bel giorno gli comunicano che riceverà Bot per 45 mila euro da accreditare sul monte titoli in conto alla sua impresa (per detenere i Bot bisogna avere un deposito titoli in banca o alle Poste). Il signor Rossi che cosa deve o che cosa può fare di quei 45 mila euro in Bot? Li può cedere sul mercato, come a lui conviene o gli sarà necessario, e quindi monetizzarli sul c/c? E se tutti i Rossi cedono sul mercato 10 mld di Bot in un anno quale sarà il deprezzamento del debito italiano?
     Se, invece, quei Bot vengono emessi sotto il vincolo della non cedibilità per un determinato periodo, il sig. Rossi deve comunque contabilizzarli come fatturato e quindi pagare tasse cash contro un credito non immediatamente esigibile?
     Sono domande alle quali si dovrebbe trovare una risposta convincente prima di sparare a vanvera proposte senza capo né coda. 
     Un fatto è sicuro: per quelle imprese che non sono rimaste schiacciate da crediti non pagati dalla PA, incassare quanto gli è dovuto da anni avrebbe un effetto leverage jobs development opportunities straordinario. Non saprei quantificare il numero di posti di lavoro che si creerebbe, ma sarebbe senz'altro cospicuo il numero di posti di lavoro che non verrebbero cancellati. Allora, meno chiacchiere e più proposte purché sensate e non parole al vento come quelle fin qui pronunciate.

Nessun commento:

Posta un commento