martedì 5 febbraio 2013

MPS, DOVE E' LO SCANDALO

     Perché tutti mostrano meraviglia e si scandalizzano per quello che sta accadendo ai vertici del Monte dei Paschi di Siena, e nessuno si chiede perché sieda ancora al suo posto il presidente della Fondazione MPS, Gabriello Mancini? Sta accadendo quello che in forme diverse, forse meno clamorose nella rottura delle procedure, accade in tutte le fondazioni bancarie. La nascita della Fondazioni, voluta dalla legge Ciampi del '93 per scongelare quella che Giuliano Amato definì la "foresta pietrificata" del sistema bancario, fu il tentativo in bonis di mettere una certa distanza fra la partitocrazia e la cassaforte. Come per ogni novità destinata a conservare sotto mutate spoglie il sostanziale dominio dei partiti, si gridò con entusiasmo alla fine della partitocrazia nel credito.
     Una menzogna o, come si direbbe oggi, una favola metropolitana buona per qualche titolazione sui giornali e niente più. Provate a leggere i nomi dei presidenti delle Fondazioni, di tutte le fondazioni di origine bancaria e indicatemi un nome - dico uno e basta - che non sia o non sia stato in un recente passato espressione della partitocrazia più pura.
     Gabriello Mancini, al pari di Sergio Chiamparino o di Cesare Guzzetti o di Giuseppe Mussari o di Antonio Patuelli, è espressione di una parte politica senza per questo violare nessuna norma di legge. Anzi, nel pieno rispetto delle norme di legge che assegnano agli Enti locali il potere di designare i consiglieri delle Fondazioni. Qual è la mission, la ragione sociale delle Fondazioni? Distribuire sul territorio le rendite che gli derivano dal possesso di quote percentuali delle banche controllate. Distribuirle ad attività socio-assistenziali, formative, ricreative, insomma in direzione di ogni e qualsivoglia iniziativa si ritenga utile alla crescita e allo sviluppo del territorio.
     Restiamo a Siena. La Fondazione è titolare di una quota della Banca MPS di poco superiore al 50%.
Ora è urgente una ricapitalizzazione di 3,7-3,9 miliardi. La Fondazione possiede 1,85-1,95 miliardi di euro per mantenere la sua quota? No, la Fondazione non dispone neanche di un centesimo. I Monti-bond vengono sottoscritti dalla Banca in forma di prestito pluriennale rimborsabile in un tot di anni. Bene. Chi garantisce quel prestito se non il socio di maggioranza, cioè la Fondazione medesima? Se i Monti-bond non sono un prestito cosa sono allora?
     L'amministratore delegato del MPS ricevette delega a ottobre dalla Fondazione (quale intuizione profetica, viene da dire) ad un aumento di capitale per sostenere il piano industriale triennale al termine del quale la Banca dovrebbe tornare a distribuire dividendi. LA Fondazione, disse il presidente Gabriello Mancini, sottolineava la non obbligatorietà dell'iniziativa e auspicava che il piano industriale potesse essere implementato senza ricorrere a risorse fresche. Qualche giorno dopo, però, il presidente della Banca, Alessandro Profumo, cominciò a vagheggiare l'arrivo di un socio finanziario forte: il sottinteso era che fosse questa l'unica alternativa all'aumento di capitale.
     La Fondazione non incassa dividendi dalla Banca da almeno tre anni, ergo le sue casse sono vuote e, sulla base della legge Ciampi, si può dire tecnicamente fallita o evaporata. Domanda: come può assolvere al ruolo di garante del prestito obbligazionario di 40 milioni del Comune di Siena? O, per connessione, deve ritenersi tecnicamente fallito anche il Comune di Siena?
     Gabriello Mancino avrebbe tutti i buoni motivi per dimettersi da presidente della Fondazione. Chi o che cosa gli impedisce di farlo? Forse il fatto che sarebbe il commissario che governa Siena a nominarne il successore e non il futuro sindaco quasi sicuramente espressione del Pd?
 

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