sabato 9 febbraio 2013

GRANDE INCOGNITA SONO I VOTI A GRILLO, VERA BATTAGLIA SARÀ SUL QUIRINALE

     Quanti voti e quindi quanti parlamentari prenderà il movimento grillino? È la vera e decisiva incognita del voto del 24 febbraio. Perché da lì discendono le mosse successive per il primo e più importante adempimento della prossima legislatura: la scelta del successore di Giorgio Napolitano. I partiti hanno quasi del tutto rimosso il tema, come è ovvio che sia per chi è impegnato a battere il territorio per catturare o recuperare fino all'ultimo degli indecisi. L'esito del voto sembra già scritto, nel senso che nessuno sogna di mettere in discussione la vittoria del centrosinistra. Mai come in questo caso, però, i numeri della vittoria rivestono un significato politico preciso.
     Vediamo di spiegare meglio. Il centrosinistra sa di poter contare alla Camera su 340 deputati, quindi una maggioranza solida come prevede il porcellum. Bene: ma quanti saranno i Deputati grillini? 60? 80? oppure 100? Questo significa che i voti congelati nella battaglia per il Quirinale possono determinare una dinamica delle alleanze al momento difficilmente prevedibile. Si può eleggere il successore di Napolitano con il voto contrario di 100 grillini, ma se ad essi si sommano i 120 deputati che i sondaggi assegnano al PdL e gli altri 35-40 attribuibili a Ingroia, La Destra e Lega, è facile constatare come l'elezione del Capo dello Stato, almeno per quanto riguarda i numeri di Montecitorio, dovrebbe avvenire con una maggioranza risicata. Senza contare che una situazione di pareggio al Senato renderebbe quanto meno improbabile la scelta del successore di Napolitano senza un preventivo accordo fra Pd, PdL e Monti. Come si vede, la rincorsa di Berlusconi per strappare una vittoria al Senato si carica di molteplici significati. L'elezione del Capo dello Stato è soltanto quello più evidente.
     Bersani dispone di alternative importanti rispetto a questo scenario ma tutte comportano un prezzo politico più o meno rilevante da pagare. Se Ingroia saprà reggere il passo e cogliere il 4% alla Camera e un più difficoltoso 8% al Senato, allora potrà disporre di una forza politica con cui il Pd dovrà necessariamente far di conto, dal momento che né Bersani né soprattutto Vendola possono permettersi un'opposizione importante sul fianco sinistro.
     Il peggiore degli scenari per Bersani, inutile dirlo, è quello che prevede per il Pd la possibilità di allargare la maggioranza sia alleandosi con i montiani sia con le truppe di Ingroia. Un simile scenario metterebbe in moto una dialettica centrifuga nel Pd con conseguenze al momento non prevedibili. A rendere difficoltoso questo scenario c'è, come si diceva, la scadenza del settennato. Circostanza che spinge per forza di cose a cercare allargamenti verso il centro, fino eventualmente a lambire quella parte del PdL più sensibile all'equilibrio delle istituzioni.

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