giovedì 7 febbraio 2013

I VESCOVI E LA RIFORMA DELLO STATO

LA RIFORMA DELLO STATO DIVENTA PRIORITÀ
ANCHE PER I VESCOVI ITALIANI
(riprendiamo una notizia sfuggita ai cronisti distratti)

di Massimo Colaiacomo

     Il presidente della CEI è persona accorta e prudente ma anche schietta nel parlare, ove lo richiedano le circostanze. Coloro che raccolgono le sue parole, come è accaduto oggi a un convegno del Movimento cristiano dei lavoratori, sono di solito persone altrettanto schiette ma spesso poco accorte e imprudenti nel riferirle. Il card. Bagnasco ha indicato tre priorità per il prossimo governo: lavoro, famiglia e riforma dello Stato. Ha poi aggiunto di essere sicuro che gli italiani non si lasceranno abbindolare dalle promesse elettorali e ha esortato impartiti a rivolgersi agli elettori per raccontare "la verita' delle cose, senza sconti e senza tragedie, ma anche senza illusioni" perché "la gente non si fa più abbindolare da niente e da nessuno". Bagnasco ha ammonito poi gli italiani a non seguire l'Europa sulle questioni riguardanti il matrimonio perché le nozze gay sono in ogni caso "un arretramento antropologico e di civiltà".
     Pensieri forti e netti sulle questioni eticamente sensibili (le nozze gay, all'ordine del giorno nei rispettivi Parlamenti in Gran Bretagna e Francia) si sono accompagnati a generiche esortazioni ai partiti perché parlino al Paese il linguaggio della verità poiché gli italiani non si fanno abbindolare. Prima questione: nella costruzione della priorità delle notizie tutte le agenzie hanno dato la massima urgenza al passaggio sugli italiani che non si lasciano "abbindolare" trattando, invece, come routine il riferimento alle nozze gay come "arretramento antropologico".
     Nel primo caso tutti hanno letto nelle parole di Bagnasco un riferimento neanche troppo vago alle posizioni del Cav per via delle sue promesse di restituzione dell'Imu. Chi, se non il vituperato Cav, tenta in questo momento di abbindolare gli italiani, hanno dedotto i giornalisti? Il che è vero ma anche parziale, aggiungo io. Bagnasco ha parlato oggi di lavoro, famiglia e riforma dello Stato. Chi stabilisce che su queste tre materie posizioni populistiche siano imputabili soltanto al Cav e non anche, per esempio, a Grillo? I giornalisti che ascoltavano Bagnasco hanno provato a chiedergli se era a Berlusconi o a chi altri che intendeva riferirsi? Non lo hanno chiesto, perché chiedendolo avrebbero ottenuto una risposta diplomatica, cioè vaga ed ecumenica abbastanza da spegnere la forza del sospetto che quelle parole erano tutte e solo per Berlusconi.
     A questa prima, inutile forzatura è seguita una sottovalutazione ancora più grave. Nel passaggio sulle nozze gay, Bagnasco - potrei chiedere, seguendo la logica dei cronisti - ce l'aveva con Mario Monti che, appena ieri, aveva definito inevitabile che anche l'Italia seguisse l'Europa al terreno del i o soci entrò delle coppie omosessuali. Non credo, invece, che fosse il presidente del Consiglio, o non solo lui, il bersaglio delle parole di Bagnasco. Egli si è rivolto ai governi dei due Paesi europei alle prese con la questione delle nozze gay, quindi Francia e Gran Bretagna, e con l'Italia invitando gli italiani a considerare un arretramento quella che a molti sembra invece una conquista.
     Perché, infine, sottovalutare in modo clamoroso la riforma dello Stato come questione prioritaria per l'Italia, almeno nel giudizio dei vescovi? Forse perché lo è anche nel giudizio di Berlusconi? E dando rilievo a questa affermazione di Bagnasco si finiva con l'avvalorare una comunione di idee fra la Chiesa e il PdL? L'informazione si nutre di un ch'esso di retropensieri. Manca di una visione complessiva sui problemi e sono troppi i cronisti che confondono il loro lavoro - fatto di adesione immediata e libera al racconto di circostanze e persone - con l'esercizio di un potere da mettere al servizio di una causa. Chissà se i cronisti professionalmente più maturi faranno in tempo a rendersi conto che si sta uccidendo così l'informazione. Oddio, tempo non ce n'è molto ...

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