lunedì 11 febbraio 2013


IL VESCOVO DI ROMA, VICARIO DI GESU' CRISTO
AVRA' ORA UN MANDATO A TERMINE?


Dalla seconda lettera di S. Paolo a Timoteo (4,6-8)

"Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione".


Paolo di Tarso, l'apostolo pagano fra i pagani e giudeo fra i giudei, combattente per le fede in Gesù,   offre a Timoteo e ai fedeli un esempio fulgido di fede nella potenza imperscrutabile della Grazia divina. Paolo sa di aver combattuto la battaglia per diffondere la parola di Dio e sa, nell'imperfezione della sua coscienza che si appoggia alla fede per non vacillare, che è giunta per lui l'ora di spiegare le vele per entrare nel regno dei cieli.
Quanto della straordinaria forza paolina si può ritrovare nella decisione comunicata oggi da Papa Benedetto XVI di interrompere il suo Pontificato per "ingravescentem aetatem"? Si è detto che Benedetto XVI era intenzionato a lasciare prima di oggi e non lo ha fatto perché il suo gesto sarebbe stato assimilato a una fuga dalla Chiesa travolta dagli scandali. E' una lettura plausibile. Non meno plausibile, però, è anche immaginare che proprio il permanere del caos e un clima di crescente confusione all'interno della Chiesa abbiano suggerito a Benedetto XVI di fare il passio indietro nella speranza di condizionare la scelta del suo successore da una posizione ancora di relativa forza. E' sotto gli occhi di tutti, non solo dei credenti, il grave smarrimento del mondo cattolico scosso prima dagli scandali a sfondo sessuale, poi da dispute ricorrenti di teologia morale.
Valga per tutte la questione, posta da Benedetto XVI ai vescovi tedeschi nel 2009 e mai risolta. Si tratta del ripristino di una formula liturgica la cui traduzione, dopo il Concilio Vaticano II, era stata adattata allo "spirito del tempo" con ciò allontanandosi dalla fedeltà del testo canonico dei Vangeli nella traduzione latina di San Gerolamo. Il mio sangue "versato per molti", diceva la traduzione pre-conciliare in piena adesione al testo girolamita. Nelle nuove traduzioni, il sanguera di Gesù risulta "versato per tutti".
In una lettere del 2009, Benedetto XVI si era rivolto ai vescovi tedeschi per incoraggiar il ritorno allo spirito e alla lettera del testo evangelico. Con una decisione clamorosa, però, la conferenza dei vescovi tedeschi respinse a larga maggioranza l'esortazione del Papa. Quando si dice la democrazia nella Chiesa di Cristo! E' evidente che suona come una bestemmia la parola "democrazia" dentro la Chiesa di Cristo. La questione era stata riproposta di recente da Benedetto XVI, pronto - si dice in ambienti della Curia - a far valere l'autorità monocratica del suo magistero. Sorte non diversa era toccata alla questione una volta all'esame dell'assemblea della CEI.
Benedetto XVI non ha aperto la strada al "papato a termine", ove si intenda per termine il limes biologico e terreno dell'essere umano. Al contrario, il gesto straordinario del Papa tornato cardinale Joseph Ratzinger è soltanto il frutto dell'umiltà del cristiano e della grande fede del vicario di Cristo che ha scelto di passare il testimone a un più giovane e vigoroso vescovo di Roma per completare l'opera di "restauratio fidei" da lui avviata ma resa difficoltosa dalle non piccole resistenze incontrate dentro la Curia. Benedetto XVI non ha rinunciato, al contrario egli ha rilanciato la sfida contro "la malignità della plebe" (come diceva Celestino V), timorosa di dover abbandonare quel rilassamento dei costumi in cui si è ben adagiata in nome di frainteso spirito conciliare.  
  


Nessun commento:

Posta un commento