lunedì 9 giugno 2014

PERCHÉ IL CENTRODESTRA SARÀ OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI

di Massimo Colaiacomo

La sconfitta di Forza Italia viene da lontano e soltanto il calcolo furbesco di qualche cacicco può spiegarla con la scarsa affluenza degli elettori ai ballottaggi. È una spiegazione penosa, autoassolutoria, tipica di un ceto politico che ha perso ogni contatto con la realtà del Paese e non riesce più a parlare alla società. Gli scandali e la degenerazione di un certo costume politico hanno avuto il loro peso: da Dell'Utri a Scajola, da Cosentino a Matacena, e in attesa di misurare l'abisso politico e morale della vicenda Galan, senza dimenticare la condanna a Silvio Berlusconi, per Forza Italia si sono spalancate da alcuni mesi le porte di un inferno che non si annuncia di breve durata.
La ragione per cui il partito non è ancora esploso, ma si avvia a una rapida frantumazione, va trovata nel ruolo che Matteo Renzi, con mossa calcolata, ha riconosciuto a Berlusconi quale interlocutore per le riforme istituzionali. E nell'intelligenza tattica avuta dall'ex Cav. nel cogliere questa opportunità.
La prospettiva delle riforme è linfa vitale per il governo e, di riflesso, per l'opposizione. Berlusconi non può smarcarsi dall'accordo del Nazareno senza con ciò accelerare la fine politica sua e di Forza Italia. Da questo punto di vista il suo potere negoziale è ridotto a zero.
Il partito è uscito con le ossa rotta dal turno amministrativo per ragioni diverse, gran parte delle quali riconducibili alla fine della leadership berlusconiana. Con i riflettori spenti sul più geniale organizzatore di campaign, Forza Italia si è rivelata per quello che è: una scatola vuota di idee e di proposte politiche, priva di una pur minima decorosa classe politica. Lo sciopero dei ballottaggi, come Berlusconi vorrebbe raffigurarlo, è qualcosa di più che una protesta: è il rifiuto degli elettori di votare per un ceto politico che non ha altra legittimazione se non quella che gli proviene dalle decisioni del capo.
Si può rinnovare un ceto politico venuto alla ribalta senza una legittimazione democratica? Evidentemente no. Per la prima volta dalla nascita della Repubblica è successo qualcosa di riviluzionario: i moderati, sempre maggioranza in Italia, non hanno dato vita a una maggioranza politica di centrodestra ma le hanno preferito una maggioranza di sinistra.
In queste condizioni può parlare di rinnovamento della classe politica di centrodestra soltanto chi deve salvaguardare le proprie, personali posizioni di potere, a cominciare da Berlusconi. Dietro il declino di ogni grande maggioranza politica c'è prima di tutto l'appannamento delle sue ragioni culturali e politiche. Forza Italia ha smarrito la (poca) cultura di governo mostrata nel ventennio berlusconiano e non ha avuto un ricambio di idee e di programmi, prima ancora che di uomini, per la pochezza dei suoi dirigenti.
Il centrodestra va rifondato per la ragione che il rinnovamento fondato sul book fotografico o attraverso un'operazione di casting è una follia che soltanto un Berlusconi in disarmo può immaginare. Forza Italia è stato percepito dagli elettori per quello che realmente è, cioè un partito sinceramente antieuropeista, populista, avversario dell'euro. La destra italiana è irriducibile agli schemi della destra conservatrice e liberale europea. La campagna antieuropeista messa in piedi costerà la rielezione a David Cameron e porterà al successo il suo rivale Ed Milliband.
In Italia, Matteo Renzi ha rubato la scena, il ruolo e la funzione a Forza Italia e può permettersi il lusso di indicare alla sinistra la meta del Partito della Nazione. Questo è il miglior regalo che Berlusconi e il suo amore per l'Italia hanno fatto ai moderati. Che alle urne, con questo centrodestra e con questo ceto politico decerebrato, non torneranno più per alcuni anni ancora.    

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