sabato 8 marzo 2014

QUOTE ROSA? ALL'EUROPA INTERESSANO SOLTANTO LE QUOTE LATTE

di Massimo Colaiacomo

L'Europa progressista, cioè quella del Nord, protestante e riformista e avanguardista, non concepisce le quote rosa in nessun settore di attività. Erna Solberg (Norvegia), Helle Thorning-Schmidt (Danimarca), Angela Merkel (Germania), Laimdota Straujuma (Lettonia),  sono le donne primo ministro alla guida dei rispettivi Paesi. Paesi dove non solo non esistono le quote rosa, ma esse sono strenuamente avversate proprio in nome della parità di genere. In Spagna, le donne costituiscono il 38% dei parlamentari eletti alle Cortes e a nessun partito passa per la testa di istituire le quote rosa.
Il 20 novembre 2013 il Parlamento europeo, tempio riconosciuto del politically correct, ha approvato una direttiva, prima in forma di vincolo giuridico, poi derubricata a racocmandazione, con la quale si esortano i Paesi membri a prevedere, entro il 2020, il 40% di presenza femminile nei CdA delle aziende quotate senza obbligo per incarichi esecutivi. La stessa raccomandazione esorta ad anticipare quel traguardo al 2018 per le aziende pubbliche. La direttiva è stata ammorbidita per superare l'opposizione di dieci Paesi: Gran Bretagna, Germania, Olanda, Danimarca, Romania, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria.
In Italia le quote rosa ci saranno per il principio dell'eterogenesi dei fini. Le femministe potranno esultare e la presenza femminile in Parlamento aumenterà ma solo perché il Cavaliere utilizza le quote rosa come merce di scambio con Renzi: più donne per far passare l'emendamento salva-Lega o per affossare gli emendamenti per il ripristino delle preferenze. Nel do ut des si realizza l'ennesimo atto di cannibalismo di una politica ridotta a terreno di sempice business, con buona pace delle battaglie dei diritti civili. Le donne devono aumentare ope legis e non, come nel Nord Europa, per una più complessiva maturità civile della società. Merce di scambio per altri obiettivi per riscattarsi dalla condizione di merce. Merx fuit, merx erit (attendo correzione da padre Giorgio!)
L'Europa del Nord non concepisce altre quote all'infuori di quelle del latte. Per ragioni le più diverse. Nel mondo protestante il livello di ipocrisia sociale è tradizionalmente più basso rispetto a una società intrisa di residui cattolici (ma la differenza è destinata a crescere grazie all'apporto del gesuitismo sibillino del Papa). La trasparenza che in Italia si vuole raggiungere con le leggi altrove è un abito civile confezionato nel tempo. Così la cura del bene pubblico e degli interessi generali, considerati temi accessori nella lotta politica italiana ma, al contrario, decisivi negli altri Stati europei.
Con il via libera alle quote rosa, Berlusconi conferma di essere un liberale fra parentesi. Come potrebbe, infatti, un liberale genuino concepire un simile abominio sessista? Le quote rosa sono un parente lontano dell'antisemitismo da reprimere con forza di legge e non da costruire attraverso la diffusione della conoscenza e della storia. Il risultato, in questo caso, sarà di un antisemitismo che cresce come malapianta nella coscienza degli individui per essere dissimulato nelle occasioni pubbliche e solenni.
La legge elettorale andrà in porto attraverso aggiustamenti progressivi che la spoglieranno come si sfoglia un carciofo. L'ultimo bunker in cui Berlusconi e Renzi si sono rinserrati riguarda le soglie di accesso al Parlamento per i partiti e le coalizioni e il premio di maggioranza. Saltati questi, Renzi salterebbe un minuto dopo e Berlusconi riprenderebbe a smazzare le carte con il suo successore.

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