giovedì 20 marzo 2014

FORZA ITALIA OVVERO LA CONDANNA DELL'ETERNO PRESENTE

("Fa' oggi quello che temi di dover fare in futuro, così non dovrai temere il futuro", Sant'Agostino, Discorsi, 22, 6-7)

     Senza Berlusconi diventa un partito senza storia; con Berlusconi diventa un partito senza futuro: è la condanna di Sisifo toccata a Forza Italia, un quasi-partito immerso in un presente immobile cui è sempre mancato, per ragioni le più diverse, il guizzo finale per diventare la grande forza di raccolta dei moderati e liberali italiani. Poteva diventarlo anche dei riformisti, prima dell'arrivo di Matteo Renzi. Potrebbe diventarlo ancora, nel caso Renzi dovesse fallire e, ovviamente, Forza Italia continuare a esistere.
     Guardando la storia recente dallo specchietto retrovisore, Forza Italia si presenta come un'antologia di occasioni perdute, malamente perdute: dalle riforme costituzionali e di sistema alle liberalizzazioni, non c'è campo dell'attività politica in cui Berlusconi non potesse lasciare un segno, imprimere quei cambiamenti annunciati e attesi da larghe fette della società. Ha regalato un sogno agli italiani, lo ha perpetuato per venti anni agitandolo a ogni tornata elettorale ma riponendolo ogni volta nel cassetto in attesa di occasioni migliori. Ha potuto disporre di maggioranze oceaniche, nel 2001 e ancor più nel 2008, ma questo non gli ha consentito di dare gambe e forza reali a quel sogno.
     Berlusconi può invocare, e a ragione, di essere stato vittima di una persecuzione giudiziaria mai prima di lui tanto scientificamente studiata contro altri leader politici. Venti anni fa, Tangentopoli fu il più grande repulisti contro un sistema politico. Contro Berlusconi, c'è stata la più spietata caccia al politico che voleva cambiare il sistema. Contro il muro di gomma della conservazione, l'uomo di Arcore, sceso ieri simbolicamente dal cavallo, ha scelto la resistenza politica passiva e una resistenza giudiziaria indomita. Doveva, e poteva, fare il contrario: agire politicamente, trascinare il Paese in una battaglia riformista senza connotazioni o sbavature personalistiche. La battaglia per ora solo di parole annunciata da Renzi contro il debito pubblico "non perché ce lo chiede l'Europa, ma perché lo dobbiamo ai nostri figli" è il cambio di passo mancato a Berlusconi, forse da lui mai veramente cercato.
     Se ancora nel 2010 poteva parlare all'Italia e rassicurare che il suo governo "non lascerà indietro nessuno" e alla cassa integrazione ordinaria e in deroga erano stati destinati oltre 27 miliardi in tre anni, Berlusconi confermava in quel modo che l'Italia si governava con un decreto in una mano e il foglio dei sondaggi nell'altra.
     Che cosa si prepara a essere Forza Italia? E come potrà sopravvivere al suo fondatore o, meglio, al suo generatore? Se per le europee si cerca disperatamente un candidato con il cognome Berlusconi per ottenere una certificazione in vita, Forza Italia è ancora un partito oppure un esercito in rotta con il comando generale diviso e smarrito? Come può il capogruppo alla Camera rilasciare un'intervista la mattina in cui adombra una vasta maggioranza a sostegno di Renzi e prendere la parola il pomeriggio nell'emiciclo della Camera per sparare a palle incatenate contro Renzi? Qualcuno potrebbe insinuare che cambiamenti tanto repentini siano da ricondurre alla mutevolezza del leader, ma questo è un alibi sciocco perché Berlusconi sarà anche mutevole d'umore ma è anche dotato di una straordinaria intelligenza politica mai andata in affanno a dispetto delle vicende giudiziarie. La realtà più prosaica, forse, è quella di un partito alla disperata ricerca di sé stesso, di un ubi consistam capace di dargli un'identità provvisoria quanto si vuole ma di vitale importanza a mano a mano che sbiadisce l'identità di chi lo ha generato.

     

2 commenti:

  1. Qualsiasi "illusione", in politica, si è manifestata in un uomo (nel suo corpo, nella sua storia, nella sua narrazione...) o in un sistema ideologico, filosofico e addirittura "mistico". Poiché l'alternativa "all'illusione" è la tecnocrazia e poiché non è questa che auspichiamo per il futuro del nostro Paese, non ci resta che immaginare - dopo aver preso atto del naturale declino dell'uomo che ha segnato, più di chiunque altro in Italia, l'ultimo ventennio - un percorso profondamente serio che conduca le rappresentanze politiche, sociali ed associative dei moderati, all'abbozzo (perlomeno!) di un sistema valoriale di riferimento su cui, nei tempi a venire, incardinare una proposta politica seria. Berlusconi - senza dubbio braccato con una pervicacia degna di miglior causa - vive per intero, seppur con combattività, gli anni che si porta sul groppone. E' dunque inutile immaginare che sia immortale! Così come è inutile sottrarsi ancora dal rappresentargli quello che, nel tuo ottimo pezzo, hai correttamente elencato: una serie di occasione (involontariamente?) bucate che hanno contribuito a determinare lo scenario (pupari e pupi compresi) che ci si pone oggi davanti agli occhi. Si può, invece, richiamarlo all'ultimo grande sforzo! Alla selezione (in stile 1993/94...parametri Dell'Utri!) di una classe dirigente in grado di "imprigionare" i principi ed il sentire profondo di una consistente area del Paese, in un sistema che sia di pensiero e di analisi e che permetta a questa stessa area (storicamente mobile, liquida) di sentirsi nuovamente comunità! Basta con la libertà sui temi etici...solo perché non si vuol perdere tempo nella ricerca di un comun denominatore! Basta con la primazìa dei 140 caratteri! Basta con Parlamentari che considerano la presenza in Aula una fatica titanica, sufficiente a sgravarli da tutto il restante 99% del proprio ruolo di Deputato o Senatore! Basta con atteggiamenti e attività legislative inefficaci in merito ai problemi della Giustizia e della sua gestione in Italia, causa la "fragilità etica e morale" di chi calca gli Emicicli! Basta con la disarticolazione delle sinapsi tra i vari eletti di Forza Italia (et alleati vari) e la pattuglia parlamentare o la struttura centrale del Partito, quasi che la saldatura politica in seno alla rete degli amministratori locali non sia centrale nella gestione della Nazione e fondamentale per l'interpretazione della nostra società e nella gestione del consenso che in essa va ricercato e mantenuto! E basta con decine di altre cose che hanno rappresentato e rappresentano la negazione di quella che si chiama Politica e che, da almeno duemila anni, in democrazia, medesime ed inattaccabili meccaniche nutrono. Insomma, basta con le rendite di posizione, garantite da un cognome che tira e tirerà fino all'ultimo! Forza Italia è più vicina alla disgregazione di quanto si immagini (nonostante conti - a differenza del miserrimo NCD - su un bacino elettorale ancora consistente). E verso essa continuerà a veleggiare se non definirà al più presto il proprio ruolo di rappresentanza all'interno di un'Italia che, come non succedeva da decenni, è obiettivo primario e preda di interessi stranieri. Quello che sta accadendo in questi ultimi tre anni non è un caso. Renzi non è un caso. Monti non è un caso. Grillo non è un caso. Molti altri e tanto altro non son un caso! Sono tutti interpreti e/o scorci transeunti di uno sceneggiato girato sull'evoluzione del cliché del 1992. Meno splatter...ma egualmente destabilizzante ed eversivo. Anche perché, questa volta...é la società tutta che ne paga le conseguenze. Il primo partito del Centrodestra ed ex primo partito italiano, non può continuare a sottrarsi dal capire o dall'attrezzarsi per capire! Altrimenti contribuirà sensibilmente alla dismissione - per espressa scelta dei titolari - del più prezioso diritto democratico: il voto.

    Amedeo Canale

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    1. Amedeo caro, ho letto la tua analisi e vi scorgo un affiancamento e un approfondimento nobile delle fugaci considerazioni che mi sono permesso di fare ad alta voce. Berlusconi è nei libri di storia senza essere uscito dalla cronaca. Ma cercano di storicizzarlo nel peggiore dei modi. Il ventennio (siamo il Paese dei ventenni, grosso modo) non è stata una stagione di barbarie politica. È stata una festa per i mozzorecchi in servizio permanente, anzi, messi in servizio permanente da una politica vuota e imbelle. La democrazia, mi ha insegnato Mazzini, si regge sul "popolo in armi" laddove le armi, non lo dico per Amedeo ma per l'eventuale occasionale lettore di questo blog, sono quella della coscienza formata della persona e della responsabilità individuale. Sotto questo aspetto in Italia la democrazia non è mai nata o, se è nata, ha male attecchito.
      Mi colpisce, nella tua lunga requisitoria, una parola divenuta desueta e preziosa: Nazione. Come può un centrodestra che ambisca a ritrovare la sua comunità non immaginare per essa un destino nazionale e dunque europeo? Come può un centrodestra popolare (aggettivo usurpato dalla sinistra, ma storicamente nato a destra) coltivare ambizioni di governo senza combattere la Merkel, correggerla per infine assomigliare ad essa è alla Cdu-Csu? È mai possibile che la dottrina sociale della Chiesa e la sua economia sociale di mercato debbano trovare nella Germania protestante-evangelica la loro compiuta realizzazione ed essere sbeffeggiate in Italia?

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