martedì 2 febbraio 2016

RENZI ALLE PRESE CON LE ASIMMETRIE DELLA REALTÀ EUROPEA



di Massimo Colaiacomo


     Le parole di Manfred Weber sull'esaurimento dei "margini di flessibilità" nei conti pubblici dell'Italia sono finite nel tritacarne della politica romana suscitando il ben noto trambusto con uno scambio di ruoli non privo di risvolti comici. Renato  Brunetta, antieuropeista intransigente, difende Weber e legge nelle sue parole l'ennesima bacchettata dell'Europa al premier italiano. La sinistra, un tempo europeista entusiasta per dare addosso a Berlusconi, ha reagito alle parole di Weber con una difesa coriacea di Matteo Renzi e accusa il capogruppo del PPE di mettere addirittura a rischio la tenuta politica della Commissione europea.
     Si tratta di uno scambio delle parti, e dei ruoli, piuttosto consueto nell'instabile paesaggio politico. Colpisce non tanto la disinvoltura con cui i singoli protagonisti cambiano d'abito e di battute quanto la percezione che ciascuno di esse trasmette di una completa inconsapevolezza della posta in gioco. Il braccio di ferro sulle politiche di accoglienza e, a questo punto, di contenimento dei flussi migratori è soltanto la manifestazione dello stato confusionale, ma anche dei calcoli ipocriti, che l'Europa e i maggiori governi mettono in campo. Dalla rivendicazione di "maggiore flessibilità" nei conti dell'Italia fino alle minacce di uscita dalla UE ventilate da Cameron che rinegozia così condizioni meno generose per gli immigrati anche europei, per tacere delle frontiere chiuse da Svezia e Danimarca, l'immagine di un'Unione in rapido sfaldamento si impone nella coscienza anche dei più distratti.
     Matteo Renzi brilla per la sua ondivaga determinazione. Se fino a ieri si faceva notare per l'abilità con cui sapeva vendere le riforme, pur importanti, fatte dal suo governo, da un po' di tempo a questa parte il premier italiano ha cambiato registro e alzato il tono delle sue polemiche nei confronti della Commissione e del suo principale azionista che sta a Berlino. Renzi ha chiesto per l'Italia lo stesso trattamento in termini finanziari riservato alla Turchia. Con gli argomenti i più vari, toccando corde diverse: da quella umanitaria (le vite salvate nel Mediterraneo non valgono meno di quelle salvate nell'Egeo), a quella decisionista (se la Commissione non ci concede i 3 miliardi per gli immigrati ce ne faremo una ragione). Il tutto, naturalmente, impedisce di guardare la dura realtà dei fatti con il distacco necessario.
     I 3 miliardi di euro accordati dalla Commissione impegnano la Turchia a trattenere sul proprio territorio i profughi in arrivo dalla Siria e dall'Iraq, quindi a provvedere nell'allestimento di campi di accoglienza garantendo le condizioni essenziali per vivere in un arco di tempo al momento non definito. Di quei 3 miliardi, 1 viene messo sul bilancio della Commissione mentre gli altri 2 sono a carico dei singoli Paesi. L'Italia dovrà versare una quota di 285 milioni. Renzi rivendica per l'Italia un pari importo, come si diceva, perché le vite salvate sono tutte uguali, e ci mancherebbe. C'è però una differenza fra l'impegno turco e quello italiano che è stata fin qui taciuta: nessuno chiede all'Italia di trattenere i profughi in arrivo dal Mediterraneo. Semmai, si chiede al nostro governo di essere più celere nell'allestimento degli hot spot per l'identificazione degli immigrati e dividere i profughi dagli altri così da accelerare le pratiche per il rimpatrio. L'Italia, insomma, non deve mettere in conto l'ospitalità di 1 o 2 milioni di immigrati per un tempo indeterminato.
     Sono situazioni abbastanza differenti, come chiunque può intuire, che richiedono impegni finanziari altrettanto diversi. C'è invece il fondato sospetto, e anche in Europa qualcuno se n'è accorto da tempo, che la faccia feroce serva al premier italiano per far passare con lo sforamento dello 0,2 del deficit il complesso della Legge di Stabilità. Insomma, la questione dell'immigrazione è il grimaldello usato con una punta di cinismo dall'Italia per allargare il perimetro del proprio deficit e aggirare la procedura di infrazione per dare una sistemazione meno precaria alla propria finanza pubblica. Sulla questione dell'immigrazione, Italia e Turchia sono due realtà asimmetriche, solo vagamente comparabili. Renzi ha il problema di ridurre questa asimmetria e farla sembrare un'analogia per far digerire alla Commissione una Legge di Stabilità costruita tutta in deficit, con una scarsa propensione agli investimenti e una rinnovata attenzione alla spesa pubblica.

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