sabato 20 febbraio 2016

CHI COMPLOTTA CONTRO RENZI? ECCO I NOMI

di Massimo Colaiacomo

     La teoria del complotto è il più classico dei passe-partout utilizzati nella lotta politica per spiegare una realtà negativa sulla quale non si riesce a esercitare una presa forte abbastanza per invertirne il corso. A essa ogni potere, di qualunque colore e tendenza politica, ha sempre fatto ricorso quando non riusciva a trovare una spiegazione plausibile sul perché la realtà non coincideva con i desideri di chi governa. Nella storia italiana recente lo hanno fatto Mussolini e Berlusconi, ma nel passato remoto nessuna dittatura ha saputo resistere al fascino del complotto. Salvador Allende, per dire, fu rovesciato sicuramente per l'interessamento degli Stati Uniti e di Richard Nixon e tanto bastò per accreditare la tesi che il socialista Allende è stato fatto fuori dal capitalismo americano. Il che è un falso storico: il capitalismo americano e i suoi interessi furono soltanto la leva che "i fatti oggettivi" utilizzarono per riportare il povero Allende al contatto con una realtà che gli era completamente sfuggita.
     Perché la teoria del complotto si affermi è dunque necessario il travisamento della realtà ad opera di chi esercita il potere e, soprattutto, è indispensabile che il sistema dell'informazione assecondi la teoria fino a farla coincidere con la realtà percepita così da appannare e rimuovere la realtà oggettiva. Pensare che Mario Monti sia un cospiratore dei poteri forti, domestici o europei, contro Matteo Renzi per aver manifestato, alla luce del sole, le sue perplessità sulla strategia europea del governo è, nel migliore dei casi, un peccato di ingenuità da parte dell'informazione italiana. Nel peggiore, è la manifestazione della totale inadeguatezza del sistema informativo. Si è mai visto nella storia, non solo politica, un cospiratore che si mostri a viso scoperto e dichiari scopertamente di voler eliminare un avversario politico, magari dichiarando anche nomi e cognomi dei mandanti?
     A riprova del pressappochismo dell'attuale ceto dirigente, c'è una nota di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Perfetta e confusa, nello stile del personaggio, ma esemplare dello schema tautologico in cui si avvita il ragionamento politico. Eccola: "Renzi in Europa non tocca palla. L'Italia di Renzi in Europa non esiste. Per la verità in Europa non contavamo molto neanche in passato. Solo Berlusconi cercò di invertire la rotta, e i poteri forti lo accerchiarono e lo fecero fuori". Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. "Mercoledì, al Senato, Renzi -ricorda - prima del Consiglio europeo del 18-19, ha fatto un discorso molto duro, e in parte condivisibile. Ha detto, rivolgendosi evidentemente ai tedeschi, 'cosa fate le pulci a noi quando avete una banca piena di titoli tossici come la Deutsche Bank?'. Ecco, la stessa banca che nel 2011 aveva causato la crisi dello spread. Quello dello spread era un grande imbroglio, anche oggi sulle banche potrebbe esserci dietro un grande imbroglio. Ma chi ha cavalcato il grande imbroglio dello spread adesso è alleato di Renzi. Napolitano è ancora lì. Mandò via Berlusconi nel 2011 e tra fine 2013 e inizio 2014 dopo una cena con Renzi decise per la defenestrazione di Enrico Letta. Dall'estate-autunno 2011 viviamo in una sospensione della democrazia. Da quando qualcuno decise che Berlusconi doveva cadere. Non erano riusciti a farlo con Ruby, con Noemi, e Berlusconi fu fatto fuori per l''economia. E Renzi verrà fatto fuori per l'economia".
     È evidente che Brunetta, nel calore polemico, finisce per riconoscere a Renzi il destino del martire, lo stesso di Silvio Berlusconi, perché, proprio come Berlusconi, accerchiato dall'Europa "cattiva" che vuole disarcionarlo. Come le ciliegie, anche per i complotti finisce che uno tira l'altro. Perché Brunetta, e Renzi che, riferiscono le cronache, subodora manovre contro di lui, non fanno i nomi? Per la ragione che conoscono quei nomi, uno per uno, ma preferiscono tacerli perché in quasi tutti i casi coincidono con i nomi delle presunte vittime. Proviamo qui a elencarli:

1) Debito pubblico:  Silvio Berlusconi ha lasciato il debito pubblico al valore nominale di circa 1.936 miliardi di euro, nel novembre 2011. Oggi, febbraio 2016, il debito viaggia intorno ai 2.260 miliardi. In cinque anni è cresciuto di nominali 424 miliardi. Nello stesso arco di tempo sono state fatte manovre per complessivi 280 miliardi circa. Lo sbilancio finale è di oltre 700 miliardi di euro drenati dalla società e "bruciati" per tenere in piedi l'Italia.

2) Spending review: Renzi si era trovata, nell'estate-autunno del 2014, una lista ragionata di interventi mirati per ridurre la spesa pubblica. L'autore, il professor Carlo Cottarelli, suggeriva interventi, in alcuni casi con il bisturi, in altri con le cesoie, in grado di produrre risparmi di spesa crescenti nel tempo: 10 miliardi nel 2015, 12 nel 2016, 32 miliardi nel 2017. Letta la lista, Renzi l'ha riposta ordinatamente nei cassetti. Cottarelli è stato congedato, al suo posto è arrivato Yoram Gutgeld e i tagli sono diventati prima di 6, poi di 4 e infine di 2 miliardi. A consuntivo di bilancio, c'è da credere che i tagli saranno prossimi allo zero.

3) Tagli delle municipalizzate e delle partecipate: Renzi ha assicurato che saranno ridotte da 8.000 a poco più di mille. Il relativo disegno di legge è stato prima inglobato e poi stralciato dalla riforma della Pubblica amministrazione e rimane tuttora in attesa di presentazione. Intanto migliaia di ex parlamentari continuano ad arrotondare i vitalizi con incarichi di consigliere in questa o quella municipalizzata.

4) Il sistema bancario italiano è "solido": è la cantilena che gli italiani sentono ripetersi, prima di andare a letto o al loro risveglio, da tutti i canali televisivi. Si potrebbe commentare con una battuta: sarà pure "solido", ma è poco "liquido". Da Berlusconi in avanti, non c'è stato presidente del Consiglio (Monti, Letta e ora Renzi) che non abbia menato vanto nell'informare il Paese che mai avremmo accettato gli aiuti della trojka. Bene. Ora le banche si trovano con crediti deteriorati stimati in circa 360 miliardi di euro (e non 200 come si ostinano a ripetere dal Mef o da palazzo Chigi): nei crediti deteriorati vanno ricompresi correttamente tanto le sofferenze (di difficile esigibilità) quanto gli "incagli" più facilmente esigibili o recuperabili. Spagna e Irlanda non hanno esitato, fra il 2011 e il 2012, a portare alla luce le difficoltà delle loro banche e a sottoporsi alla dura terapia della trojka. Oggi hanno un sistema del credito ripulito e affidabile.

     L'elenco dei complottando potrebbe continuare, con la riforma poco incisiva del mercato del lavoro o quella superficiale della "buona scuola". Si può chiudere qui, però, osservando che quei complottando sono stati finanziati e nutriti dal piccolo cabotaggio e dalla convenienza politica, gli unici parametri non previsti dal trattato di Maastricht. Mario Monti ha avuto ragioni da vendere nel suo intervento al Senato. Parole di un europeista coraggioso, ma non incosciente, in cui i mass media hanno visto, in parte sbagliando, una polemica feroce all'indirizzo del premier. Renzi dice di aver fatto i compiti a casa. Ma se i compiti li fai sbagliati, il giorno dopo non puoi aspettarti una medaglia.    

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