sabato 11 luglio 2015

TSIPRAS SULLE ORME DI RENZI, CORSA VERSO IL CENTRO


di Massimo Colaiacomo


     Siryza, il partito di sinistra radicale, si è spaccato nella votazione notturna con cui i Parlamento greco ha autorizzato il governo di Alexis Tsipras a negoziare un terzo piano di aiutidi circa 74 miliardi di euro, offrendo in cambio tagli di spesa e nuove tasse per complessivi 12 miliardi di euro nel biennio 2015-2016. Se la Grecia resta nell'euro sarà stato grazie ai voti delle forze moderate che la notte scorsa hanno appoggiato il piano di Tsipras. È stato il primo, ma non unico passaggio drammatico nella politica greca. Difficile capire la conclusione della vicenda politica nazionale anche se non è da escludere a priori un collasso politico per l'attuale governo. Le possibili vie d'uscita non sono molte: in quel caso, o il presidente della Repubblica darà vita a un governo di larga coalizione oppure sciogliere il Parlamento per nuove elezioni.
     È un terremoto nella politica greca ed è un duro colpo alle schiere degli euroscettici e degli anti-euro in continua espansione, soprattutto nell'Europa mediterranea. Sarà interessante indagare un giorno sulle ragioni che hanno visto l'Europa meridionale diventare la culla dei populismi d'ogni specie, da Siryza alla Lega e a Fratelli d'Italia, da Forza Italia al Front National, da Podemos a Ciudadanos.
     La vicenda greca ha confermato una volta di più che è saltata la tradizionale linea di divisione destra-sinistra nelle politiche nazionali, sostituita dalla linea di frattura fra europeisti (critici, entusiasti o scettici, ma comunque europeisti) e antieuropeisti o antieuro. Tsipras ha dovuto sacrificare l'unità del suo partito per salvare la prospettiva europea del suo Paese. Matteo Renzi ha dovuto fare la stessa operazione politica in Italia per mandare in porto alcune riforme, pasticciate quanto si vuole, ma fatte per la prima volta dopo decenni di inconcludenza. Diversamente da Tsipras, Renzi ha perso "pezzi" del suo partito, il Pd, e deve sostituirli in corsa con "pezzi" di altri partiti, soprattutto di Forza Italia, ex-grillini ed ex-leghisti. Il centrodestra greco, diversamente da quello italiano, nella sua componente europeista è rimasto unito come dimostra il voto compatto dei parlamentari di Nea Democratia e di To Potami al piano di Tsipras e l'isolamento in cui si ritrovano i neo-nazisti di Alba Dorata. In Italia, invece, il centrodestra è dominato dagli antieuro duri della Lega e di Fratelli d'Italia mentre le forze residue di Forza Italia marciano compatte verso l'irrilevanza non essendo più quel partito né carne né pesce.
     Dalla vicenda greca si possono ricavare alcune insegnamenti anche per l'Italia. Il primo è che senza le forze centriste e moderate ogni progetto di riforma dell'Unione è destinato ad arenarsi nelle secche di un dibattito ideologico. Il secondo insegnamento è che i margini di manovra delle forze moderate sono maggiori quando esse non si lasciano risucchiare nel vortice del populismo, come sembra essere il caso di Forza Italia la cui immagine è stata resa evanescente dall'assedio dell'antieuropeismo brutale di Matteo Salvini. Se qualche parlamentare di Forza Italia si esprime con vigore è per scavalcare Salvini nell'antieuropeismo, come è il caso del capogruppo Renato Brunetta.
     Ad aggravare la crisi del partito che per vent'anni è stato l'autobiografia della Nazione, c'è l'idiosincrasia fra le affermazioni e i comportamenti concreti dei suoi parlamentari. Forza Italia vota con il PPE a Strasburgo, ma si corregge subito in Italia per non urtare Matteo Salvini. Tanta ambiguità è la conferma dell'inesistenza di ogni linea politica. Forza Italia non è finita per le capacità di Matteo Salvini (tutte da verificare, a parte la forza dei suoi decibel): è finita come finisce ogni partito politico, per la semplice ragione che il suo leader non ha più voglia di combattere e i suoi dirigenti ne hanno ancora meno, preoccupati come sono di conservare le loro posizioni di rendita. C'è un grande spazio elettorale perché Matteo Renzi possa giocare la partita delle riforme con una certa disinvoltura, a dispetto dell'opposizione interna tanto agguerrita quanto inconcludente. 

Nessun commento:

Posta un commento