domenica 5 luglio 2015

IL CENTRODESTRA ESISTE GRAZIE A SALVINI, MA GRAZIE A SALVINI NON SARÀ PIÙ FORZA DI GOVERNO

di Massimo Colaiacomo

     "Nec tecum nec sine te vivere possum": può sembrare una bestemmia, ma il verso di Ovidio, riferito a una donna vagheggiata più che reale, si adatta alla perfezione per descrivere lo stato dei rapporti tra Silvio Berlusconi (non Forza Italia, poiché il partito non esiste più) e lo scalpitante leader leghista Matteo Salvini. "Né con te né senza di te posso vivere" è infatti il dilemma in cui si macerano Berlusconi e i suoi consiglieri costretti a subire l'iniziativa di un partito ferocemente antieuropeista e antieuro, con qualche sfumatura di razzismo e, soprattutto, anti-liberista e localista. Esattamente l'opposto di quello che Berlusconi immaginava, vent'anni fa, dovesse essere Forza Italia.
     Da quello che rimane di Forza Italia non si accenna nessuna reazione all'offensiva politica di Salvini. Come quel pugile sul punto di soccombere alla potenza e all'agilità superiore dell'avversario, Berlusconi cerca di "abbracciare" Salvini per bloccarne l'azione. Ma lo fa con scarsa convinzione e forse senza più l'energia di un tempo. La verità crudele è che lontano dal governo ormai da quattro anni, Forza Italia ha registrato un crollo verticale nei consensi come riflesso non soltanto della lontananza dal potere ma soprattutto come risultato di una mancata elaborazione di cultura politica.
     Il punto debole, taciuto non si sa se per comodità o per cecità, è infatti il vuoto di elaborazione culturale e, di conseguenza, la scomparsa di ogni orizzonte programmatico dai radar di Forza Italia. Berlusconi cerca, come può, di supplire a questo vuoto immaginando di riunire 100 bravi ragazzi a Villa Germetto e di porre così le fondamenta di un rilancio. Iniziative simili, però, sono utili soltanto per nascondere il vuoto politico in cui sprofonda il partito. Sotto un certo aspetto, Berlusconi conferma proprio in questo modo di essere "vecchio" nelle idee perché vent'anni dopo continua a credere che i "volti nuovi" siano l'unico, possibile rimedio a una crisi politica del suo partito che imporrebbe, per profondità e dimensioni, ben altri scatti di fantasia e ben altre iniziative.
     Forza Italia è un partito (?) diventato agnostico sui grandi temi, si tratti del futuro dell'Europa o dell'euro. Non che avesse prima una grande fede, ma dopo lo smottamento elettorale a favore della Lega ha ulteriormente accentuato la sua diffidenza sia verso l'Europa sia verso l'euro. Da un anno a questa parte, Berlusconi si trova nell'insolito ruolo di inseguitore di Salvini sperando così di ridurre l'emorragia elettorale mentre nella realtà può solo accentuarla. Il punto vero è che se il centrodestra ha un volto riconoscibile sulla scena politica è solo perché Salvini "ci mette la faccia", come si dice nel nuovo politichese fatto di luoghi comuni (più beceri dei luoghi comuni della cosiddetta prima Repubblica). Ma proprio il volto di Salvini è la garanzia che il centrodestra non toccherà più palla nel governo dell'Italia.
     Se a Bruxelles siedono "criminali usurai" secondo Salvini e Giorgia Meloni, o "terroristi" della finanza secondo Yanis Varoufakis, Berlusconi non può replicare per due ragioni: perché nel suo intimo è convinto che in parte sia così; poi, perché difendere Bruxelles o la costruzione europea significa per lui difendere l'odiata Angela Merkel. La personalizzazione della politica, si sa, è una caratteristica di Berlusconi ma è stato ed è anche il limite più vistoso della sua azione "impolitica" o "anti-politica". L'estraneità di Berlusconi rispetto alle élites politiche europee è tutta qui: è nella caratura populista del personaggio, preoccupato solo dei sondaggi, e lontano mille miglia dalla forza di carattere di un Rajoy o di un Cameron che dei sondaggi se ne infischiano perché sanno che quelle cifre fotografano gli umori delle persone e gli umori durano lo spazio d'un mattino. I leader sono tali perché hanno la forza, nel medio periodo, di cambiare le tendenze dei sondaggi non perché fanno quello che i cittadini si aspettano che facciano ma perché hanno l'abilità di convincere i cittadini che è bene e saggio quello che stanno già facendo. Ecco la differenza fra un leader democratico e un populista. Il centrodestra oggi fa capo al populista Salvini, ma se vuole tornare al governo dell'Italia deve trovare un leader coraggioso.

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