giovedì 26 settembre 2013

BERLUSCONI HA RAGIONE MA SE SBAGLIA NEL DIMOSTRARLA AVRÀ TORTO MARCIO

BERLUSCONI HA RAGIONE
MA SE SBAGLIA NEL DIMOSTRARLA AVRÀ TORTO MARCIO

di Massimo Colaiacomo

     Il leader del PdL, e di quello che sarà, Silvio Berlusconi ha mille ragioni per lamentarsi del trattamento persecutorio a lui riservato dalla magistratura. Berlusconi è una vittima di un sistema giudiziario avvelenato, figlio marcio di quella stagione marcia che è stato il '68. In Italia, più che altrove, le fumisterie rivoluzionarie di quegli anni hanno sprigionato tossine mai rimosse dalla società nelle cui fibre, invece, si sono annidate fino a modificare il dna di un Paese prima di allora ripiegato su una certa operosa bonomia, condita dalla modica quantità di ipocrisia senza la quale nessuna società starebbe in piedi.
     Berlusconi deve decadere da senatore della Repubblica, così prevede la legge dopo una condanna passata in giudicato. La battaglia perché la sua decadenza non sia ratificata dal Senato, ma sopraggiunga per il verdetto della Corte d'Appello di Milano, è una battaglia sacrosanta e insieme donchisciottesca. Un leader ha tutto il diritto di salvaguardare la propria dignità e la dignità delle persone che nel suo nome sono state elette in Parlamento. Quella battaglia è sacrosanta anche e soprattutto per la salvaguardia della dignità di quei milioni di elettori che gli hanno tributato il loro consenso, in modo convinto e ripetuto.
     Le modalità della battaglia, quando i risvolti mediatici superano la sostanza giuridica e umana della stessa, sono però decisive per stabilire se Berlusconi si prepara a combattere una battaglia "giusta" o una battaglia "sbagliata". Aver ragione, nella vita, non serve a niente se non trovi qualcuno disposto a riconoscerla. Berlusconi troverebbe sicuramente alcuni milioni di italiani disposti a riconoscere le sue ragioni. E dopo? Per questo solo fatto si può sostenere che la giustizia è stata riformata, rimossi i catini di veleno dai quali si abbeverano quotidianamente magistrati, giornalisti e avversari politici in genere?
     La figlia del leader, Barbara, ha osservato, con il disincanto disarmante dei suoi giovani anni, perché mai altre forze politiche hanno scelto di formare due governi con suo padre se lo considerano un delinquente. Ragionamento che non fa una piega, sul piano etico e politico. Ma esso può essere ulteriormente sviluppato da Berlusconi medesimo se accetterà l'assegnazione ai servizi sociali. Teme di finire in galera? Beh, qualcuno dovrà pur chiedersi come può il Pd accettare di stare in maggioranza con un partito il cui leader è ristretto nelle patrie galere.
     Su questo punto è di assoluta saggezza la linea suggerita da Marco Pannella: Berlusconi accetti il verdetto di una giustizia marcia e avvelenata. Così facendo non si priva della sua dignità ma, al contrario, acquista un diritto ulteriore a contestare il marciume e la faziosità che ispira l'azione di magistrati animati da sentimenti ignobili che li conducono a svillaneggiare la loro funzione.
     Aveva ragione Piero Calamandrei: la giustizia è una spada senza l'elsa e chi la imbraccia deve fare attenzione perché oltre a tagliare può rimanerne ferito. Se Berlusconi sarà abbastanza intelligente, potrà lasciare alcuni milioni di feriti sul campo fino a oggi dominato dall'ipocrisia di rivoluzionari attempati e patetici. Se, al contrario, sceglierà di tirar giù il sipario, sul governo e sulla legislatura, sarà ricordato come una vittima della sua stessa miopia.

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