venerdì 2 agosto 2013

CIELO PLUMBEO SULLA LEGISLATURA MA BERLUSCONI NON È SANSONE (E I FILISTEI NON SONO QUELLI DI UNA VOLTA)



di Massimo Colaiacomo

     Con la sentenza della Cassazione è calato il sipario sulla lunga stagione politica di Silvio Berlusconi. Il tycoon più estroso e imprevedibile, si è rivelato anche il politico più estroverso, geniale e inconcludente nella storia italiana di questi anni. La stagione del berlusconismo non sarà agilmente archiviata insieme al suo ideatore, gli sopravviverà ancora per qualche tempo per diventare terreno di caccia elettorale per coloro che aspirano a raccoglierne l'eredità. Perché, va detto per verità di cronaca, buona o cattiva che possa sembrare, Berlusconi lascia un'eredità elettorale cospicua, nettamente superiore a quella politica.

     Ha ragione il direttore della Sir, l'agenzia dei vescovi italiani, Domenico Delle Foglie, quando coglie nella sentenza della Cassazione l'amplificazione abnorme di una contraddizione insanabile: il quadro politico resta appeso al cardine di Berlusconi e le forze di maggioranza si rivolgono all' "immorale" Berlusconi per chiedergli di comportarsi "virtuosamente" a sostegno di Enrico Letta.
     Quanto è accaduto venerdì sera, con i gruppi parlamentari del PdL pronti a dimettersi se Napolitano non dovesse concedere la grazia, ha offerto una scena a dir poco sconfortante se dietro a essa non ci fosse la regia politica accorta di Berlusconi. Il quale, amareggiato e avvilito quanto si vuole, è fra i pochi protagonisti di queste ore, con Gorgio Napolitano ed Enrico Letta, a conservare il sangue freddo necessario per pilotare la nave in porto.
     Allora perché la sceneggiata, ridicola più che avvilente, dei parlamentari che insorgono e minacciano l'Aventino? Beh, intanto perché il Cavaliere (anche questo titolo, caro ai suoi avversari che potevano così associarlo al Cavalier Mussolini, è a rischio dopo la condanna della Cassazione) doveva concedere qualcosa alla platea dei descamidos che affollano il suo elettorato. Ma Berlusconi non è ingenuo fino al punto da ignorare che la grazia chiesta in quel modo così plateale e minaccioso può solo ottenere il rifiuto imbarazzato del Capo dello Stato, regalandolo così ai suoi avversari. Il Cav ha comunque lasciato libertà di strepito ai Brunetta e agli Schifani per meglio ritagliarsi il ruolo del pacificatore, pronto a discutere di riforma della giustizia e a proseguire nel sostegno al governo Letta.
     Di riforma della giustizia ha parlato il presidente della Repubblica, un istante dopo la lettura della sentenza della Cassazione. Il Pd è cauto su questo terreno perché sa che c'è una mina impossibile da rimuovere: a ogni riforma della giustizia, sotto qualsiasi latitudine, al momento della sua promulgazione viene associato un atto di amnistia e indulto. È così da sempre, e a maggior ragione lo sarebbe nell'Italia del 2013 con le carceri sovraffollate e più volte sanzionata dalla Commissione europea. Si tratta di un percorso talmente scontato che Beppe Grillo ha stoppato qualsiasi ipotesi di riforma fra Pd e PdL contro la quale si è detto pronto a fare le barricate.
     È nel Pd, però, che la condanna definitiva di Berlusconi rischia di provocare lo sconquasso maffiorerà. Epifani, con aria quasi soave, ha detto che quella sentenza promette di dare una svolta profoprofila politica italiana, con ciò ammettendo che soltanto un tribunale era in grado di fermare quella macchina di consensi elettorali chiamata Berlusconi. Parole che non devono essere piaciute a Matteo Renzi, convinto come pochi nel suo partito che Berlusconi andasse sconfitto alle urne e non per via giudiziaria.
     Lo strepito di queste ore fa tremare la terra sotto i piedi di Enrico Letta e il governo balla come un aereo in mezzo alla turbolenza. Da qui a lasciare quella macchina senza un pilota ce ne passa. Berlusconi lo sa: sa che sul piano emotivo troverebbe una forte risposta elettorale e, probabilmente costringerebbe il Pd a un nuovo pareggio. Ma dopo? Dopo l'ennesima sfida elettorale cambierebbe qualcosa nella sua posizione di condannato in via definitiva? Nulla potrebbe mai mutare dopo la pronuncia della Cassazione. Per questa ragione, il Cav sa di dover giocare le poche carte di cui dispone in questa legislatura e con questo governo. Ogni subordinata presenta incognite più numerose e insondabili rispetto all'attuale, precario quadro. Ecco perché il peso maggiore di quella sentenza sta tutto sulle spalle del Pd. Renzi vuole ancora sconfiggere Berlusconi alle urne? Il Pd si accontenta di vedere Berlusconi fuori dal Parlamento oppure vuole far calare il sipario sull'intera stagione del  berlusconismo? Se questi due obiettivi sono ancora sui monitor di Renzi e del Pd, allora hanno bisogno di Berlusconi ancora in pista. Senza di lui, probabilmente sarebbe piccola cosa il terremoto visto in queste ore. Perché un'onda sismica, un vero e proprio tsunami sarebbe pronto in tal caso a investire il Pd e a spaccarllorda vecchi, giovani Dc e vecchi esponenti del Pci. Che sarebbe come dire guardare al 1992 e concludere, vent'anni dopo: "stavamo dicendo?"

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