lunedì 24 febbraio 2014

RENZI IN BILICO FRA IL POSSIBILE E IL PROBABILE

PUÒ UN PREMIER IGNORARE LA POLITICA ESTERA?

di Massimo Colaiacomo

Il presidente del Consiglio italiano, cioè di un Paese membro dei più importanti organismi internazionali e di un antico sistema di alleanze nonché tra i fondatori dell'Europa, può ignorare nel suo discorso di insediamento la dimensione della politca estera e sbrigarsela con la solidarietà ai due marò trattenuti in India? Certo, può ignorare il capitolo di politica estera ma in questo caso l'emiciclo di Palazzo Madama viene degradato al livello di un qualsiasi consiglio comunale. Matteo Renzi ha corso il rischio, non si sa quanto deliberatamente, e il risultato è stato un discorso giocato sulle corde dell'emotività e privo di qualsiasi respiro politico.
Ha costruito il suo discorso parlando al Paese e meno al Parlamento, ha toccato le corde dell'emotività, si è messo in bilico fra il probabile e il possibile. Pochi impegni concreti, ravvicinati nel tempo: il rimborso dei crediti alle imprese; la messa in sicurezza degli edifici scolastici; il taglio del cuneo fiscale in una percentuale a due cifre. Quanto al resto, è avvolto nelle nebbie del futuro. In mezzo, fra il possibile e il probabile, Renzi ha messo la legge elettorale. Su questo tema ha cercato lo slalom fra le impuntature di Alfano (sua è la richiesta di una clausola sulla inutilizzabiità della legge elettorale senza le riforme del Senato e del Titolo V della Costituzione) e la perentoria richiesta di Silvio Berlusconi (una volta approvata, la legge elettorale è subito esigibile). Renzi ha preferito rifugiarsi nella generica necessità di approvare tutte le riforme necessarie al Paese.
L'Italia che emerge dal discorso di Matteo Renzi è un Paese ricco di energie e di creatività, di voglia di fare e di cambiare, pronto a ritrovarsi come comunità e come nazione solo che la politica decidesse di muoversi e mettersi in cammino con la realtà. La genericità del suo discorso ha creato e creerà qualche imbarazzo all'opposizione intransigente dei grillini: evitando impegni troppo precisi, Renzi ha evitato altresì di esporsi al fuoco delle critiche del M5S lasciandosi peraltro ulteriori margini di iniziativa.
L'orizzonte temporale del suo impegno risulta così scadenzato su due tempi. Una prima parte, fatta di impegni concreti, da mettere in cantiere da qui a settembre-ottobre. Una seconda parte, invece, tutta da inventare, è rinviata appunto nei mesi successivi. L'idea di Renzi è che la magioranza farà un check in autunno per capire se il cemento politico che tiene assieme sette partitini e il PD è solidificato abbastanza per puntare a un orizzonte temporale più ampio o se, al contrario, sarà il momento di schiacciare il tasto finish e adare al voto   


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