lunedì 4 marzo 2013

I POTERU NEUTRI SONO SFIBRATI, ECCO PERCHE' SI ANDRA' ALLE URNE



di Massimo Colaiacomo

     I poteri cosiddetti neutri, e quasi mai neutrali, sono sfibrati dopo i tredici mesi del governo tecnico di Mario Monti. L'idea di poterli richiamare in servizio a Palazzo Chigi per una nuova supplenza in attesa che la politica rinsavisca non è solo stravagante ma, a questo punto, è suicida per il ceto politico. Suona né più né meno come un'ammissione di impotenza di Pd e PdL a gestire il responso delle urne e come una resa degli stessi partiti all'intimazione grillina: arrendetevi, siete circondati, uscite mani in alto e non vi sarà torto un capello.
     E' da augurarsi che il Capo dello Stato ne prenda atto il più rapidamente possibile per la semplice ragione che ogni giorno perso corrisponde a una trasfusione di voti da Pd e PdL al Movimento5Stelle: appunto, un suicidio.
     Vediamo di mettere le tessere del mosaico al loro posto. Beppe Grillo, con l'arte consumata di un vecchio politico, ha alzato ogni ponte levatoio a governi Pd-M5S, ma lo lascia sollevato a metà in caso di un governo "tecnico". Perché? Per la ragione che Pd-PdL, contro ogni volontà di Bersani, sarebbero costretti a governare insieme in nome di un governo "neutro". Circostanza troppo ghiotta perché Grillo se la lasci scappare. Infatti, un governo così congegnato, avrebbe il consenso riottoso dei due partiti maggiori ma sarebbe ostaggio di Grillo più e peggio di un governo politico. Perché Bersani e Berlusconi per nessuna ragione al mondo potrebbero perdere i contatti con la piattaforma programmatica grillina su questioni come costo della politica e riduzione dei parlamentari. A Grillo spetterebbe il compito agevole di dettare, attraverso Pd e PdL ridotti all'impotenza politica, un'agenda programmatica e il governo tecnico dovrebbe soltanto eseguire.
     Ma davvero la vocazione suicida di Bersani e Berlusconi potrebbe spingersi fino a tal punto in nome dell'interesse nazionale? Se qualcuno utilizza ancora l'argomento dell'interesse nazionale è più che imbecille perché passa l'idea che l'interesse grillino è nobile a tal punto da coincidere con l'interesse nazionale.
     A Grillo si possono muovere rimproveri d'ogni genere, ma non che egli non sia coerente e conseguente con le affermazioni fatte in questi giorni. Cioè: mai al governo con il Pd; mai il voto di sostegno a un governo Pd-PdL; forse, e a certe condizioni, il voto ai provvedimenti del governo tecnico che andassero in direzione del programma grillino.
     Tradotto: se il governo tecnico, con il sostegno di Bersani e Berlusconi, approva punto per punto il programma Cinque stelle, forse Beppe Grillo ... forse. Il comico genovese chiede, in buona sostanza, al sistema politico di fare hara kiri e di risparmiargli di infilzarlo con le banderillas.
     E' chiaro che le cose stanno in questo modo e non meno chiaro è che da qui a giugno si andrà alle urne. Il governo tecnico affidato a chicchessia delle "alte personalità" (viene da ridere sulla statura) di Bankitalia è destinato a produrre frutti elettorali generosi e opimi per Beppe Grillo. I poteri neutri hanno esaurito, dopo Monti, ogni spinta propulsiva per sostenere il contesto europeo entro la cui cornice ricollocare le politiche di finanza pubblica. L'idea stessa che "tecnici" di provata fede europeista siano l'unico canale rimasto attivo per annodare il destino dell'Italia a quello dell'Eurozona è di per sé un'aggressione alla politica e un ulteriore favore reso a Beppe Grillo.
     L'unico gesto concreto e positivo che Napolitano può compiere per rendere l'ultimo servigio dei tanti onorevolmente resi all'Italia è di anticipare la sua uscita di scena così che il successore possa procedere allo scioglimento del Parlamento e riportare il Paese alle urne. Dopo una riforma elettorale? Sarebbe preferibile di no. Perché verrebbe fatta per bloccare Grillo e, dunque, per alimentare in realtà la marea dell'indignazione e del voto contro i partiti tradizionali.
     La riforma, quella della Costituzione e della legge elettorale, può essere fatta quando PD e PDL potranno parlarsi senza pregiudizi. Quindi dopo una nuova tornata elettorale che lasci a casa Pierlugi Bersani.  

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