domenica 3 marzo 2013

GRILLO VUOLE METTERE IN SICUREZZA BOTTINO ELETTORALE E PROPONE CANCELLAZIONE ART. 67 COSTITUZIONE


di Massimo Colaiacomo

     A tutti capita di fare una scivolata (cazzata, nel lessico grillino). Anche al driver di quella straordinaria macchina elettorale chiamata Movimento 5 Stella. Grillo è bravo a dissimulare la paura e conosce l'arte di aggredire prima di essere aggredito (secondo l'adagio popolre che chi mena per primo mena due volte).
     Cos'altro significa il suo attacco odierno contro l'art. 67 della Costituzione che stabilisce per il parlamentare la condizione di assoluta libertà "da ogni vincolo di mandato"? Che cosa significa se non la paura grillina di assistere da qui a poco a uno smottamento più o meno lento della sua pattuglia parlamentare? Chiunque pensa, come Bersani, che sia possibile se non doveroso tentare un confronto con la pattuglia parlamentare grillina, non tiene conto di un piccolo dettaglio: quella pattuglia rimane una falange compatta e coeva fintanto che il leader che la dirige dall'esterno tiene abbassata la saracinesca a qualsiasi negoziato. E' la condizione preliminare per l'esistenza dei gruppi grillini di Camera e Senato.
     Qualsiasi apertura al dialogo costringerebbe infatti Grillo a entrare nella dialettica parlamentare tradizionale togliendo forza e visibilità agli argomenti grazie ai quali ha raccolto un quarto dei consensi alle urne. E' da ingenui pensare o anche solo sperare che deputati e senatori grillini possano votare la fiducia a qualsiasi governo - Pd o PdL, o entrambi insieme - senza con ciò cassare la ragione sociale del movimento. Ma è anche vero che il grillismo può essere forza di governo, a una condizione: che abbia la maggioranza assoluta e dunque al riparo dal bisogno di alleanze politiche. Questo è un dato accertato e questa è la condizione pericolosa in cui viene a trovarsi la democrazia italiana. Non per colpa di Grillo, è ovvio, ma per responsabilità unica ed esclusvia di un sistema politico fallito e di quel surrogato che è stato il governo "tecnico", dannoso come e più del sistema politico fallito.
     Grillo se la prende nel suo blog con i parlamentari voltagabbana, fingendo di non sapere che essi sono espressione di un elettorato per la gran parte fatto di voltagabbana. Quando il generale Alexander, all'indomani dell'ingresso in Roma liberata, telegrafò a Churchill per informarlo che era compiuta la liberazione di 40 milioni di italiani, lo statista inglese gli rispose, con il sarcasmo che tutti gli conoscevano, che aveva sbagliato i conti perché gli italiani non erano 40 bensì 80 milioni: 40 milioni di fascisti e 40 di "anti".
     Se si cerca un aspetto peculiare che possa assimilare il grillismo a una forma di autoritarismo che una cultura politica prevenuta chiama fascismo ma che una cultura appena un po' più libera potrebbe sospendere tra fascismo e comunismo, questa storia dell'abolizione dell'art. 67 è esemplare. Grillo non ha solo nominato i suoi parlamentari (nomine dissimulate dalle parlamentarie), ora chiede per loro il dovere dell'obbedienza cieca o l'immediata espulsione dal Parlamento nel caso dovessero lasciare il gruppo M5S.
     Ora, viene da chiedersi: come possono forze democratiche tentare o anche solo ipotizzare di avviare un dialogo con Grillo pensando di poter costruire con lui un'alleanza organica per dar vita a una maggioranza? E' come chiedere a Grillo di trasformarsi in un tacchino, farcirsi con le sue maani e infilarsi nel forno ... E tutti i vaffa-day degli anni passati sarebbero serviti a Grillo per mandare Bersani a Palazzo Chigi? Davvero leader politici, osservatori e analisti ritengono possibile da Grillo una scelta simile a un suicidio?
     E' davvero imbarazzante anche solo immaginarlo. Grillo è la metastasi evidente del cancro che ha divorato il sistema politico e la società italiana. Pensare di trasformarlo nella terapia è pura follia.
     Grillo non è una cellula staminale capace di rigenerare il tessuto incancrenito del sistema. Potrebbe, tutt'al più, accelerarne la decomposizione ma non può rigenerare alcunché. I suoi punti "programmatici" - taglio dei parlamentari e degli stipendi, abolizione delle province - sono altrettanti specchietti per le allodole. Grillo non saprebbe che farsene di quegli obiettivi.
     Ancora più imbarazzante sarebbe per il Pd e Bersani pensare di ottenere l'appoggio dei parlamentari grillini a un governo di minoranza del Pd che avrebbe vita soltanto in quanto esecutore di un programma letteralmente "dettato" da un alleato esterno alla maggioranza e guidato da un leader esterno al Parlamento. Possibile che il livello di rimbecillimento del ceto politico possa spingersi a tanto? E quel governo, per di più, starebbe in vita finché aggrada a Grillo ...

I RIGORISTI TEDESCHI? ANCHE L'IPOCRISIA ORMAI CORROMPE LA PATRIA DI LUTERO

"Chi aspira ad assumersi la responsabilità del Paese più forte d'Europa, deve fare a meno delle offese ai Paesi vicini". Non lo ha detto Mariano Rajoy né François Hollande. No, lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle commentando le parole del candidato leader della Spd Peer Steinbrueck. Il signor Westerwelle lancia manciate di sale alle sue spalle: e le offese da lui arrecate ai governanti italiani non contano? A questo punto ci manca solo la censura di Angela Merkel a Steinbrueck e poi siamo tutti. Il povero Martin Lutero, 500 anni dopo la riforma, si starà rivoltando nella tomba vedendo quale livello di ipocrisia cattolica sta corrodendo il popolo tedesco.

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