giovedì 19 ottobre 2017

I POTERI DEL GOVERNATORE E L'IMPOTENZA DI RENZI

L'assedio del PD a Palazzo Koch è una scelta politica avventata, essa può intaccare la reputazione dell'istituto senza per questo conseguire il risultato di allontanare Ignazio Visco. Davvero Bankitalia non ha vigilato sulle crisi bancarie? Oppure, vigilando, non aveva gli strumenti incisivi per intervenire?


di Massimo Colaiacomo


     Il governatore di Bankitalia non è più il Papa della moneta. Con la riforma del 2005, infatti, quell'incarico non è più a vita come era stato fino ad allora. E con la nascita dell'euro, cioè dal 2001, la politica monetaria, e quindi la stampa della moneta, non è più nella disponibilità di Bankitalia essendo stata trasferita alla BCE. Mario Draghi è stato il primo governatore che ha inaugurato l'epoca dell'incarico a tempo (6 anni, rinnovabili) ed è successo ad Antonio Fazio, l'ultimo governatore a vita costretto alle dimissioni per la vicenda di bancopoli sulla quale si è ancora in attesa di una chiarezza definitiva.
     Bankitalia ha conservato i poteri di vigilanza sul sistema bancario, che esercita, dal 2014, in collaborazione con la BCE. L'istituto centrale, quindi il suo governatore e il direttorio, possono e devono esercitare, in base alla legge bancaria del 1936, poteri ispettivi nei confronti delle banche. Accanto a questi, Bankitalia conserva conserva un potere autorizzativo (apertura di nuove sedi o filiali, esercizio del credito e della raccolta del risparmio da parte di soggetti non bancari iscritti in appositi albi) e, soprattutto, sanzionatorio. Non dispone dei poteri penetranti dell'autorità giudiziaria (come, per fare un esempio, la SEC statunitense che può disporre l'arresto di singole persone).
     Per quanto riguarda la vicenda delle banche fallite, Bankitalia ha esercitato il suo potere ispettivo? Lo ha fatto con la tempestività che la situazione richiedeva? Nelle oltre 4 mila pagine di documentazione consegnate ieri da Ignazio Visto al presidente della Commissione di inchiesta sulle banche, Pierferdinando Casini, si deve senz'altro risposta a queste ed altre domande. Però sappiamo già da adesso che Bankitalia è intervenuta sugli organi di amministrazioni di Banca Etruria e della Cassa ci Risparmio delle Marche per sollecitare la ricapitalizzazione di quegli istituti, di rinnovare i loro organi amministrativi e i relativi collegi sindacali. Al di là del potere esortativo, Bankitalia poteva disporre inoltre la rimozione degli organi di amministrazione delle Banche che non avevano superato i controllo ispettivi o che erano risultate inadempienti rispetto alle sollecitazioni delle autorità di vigilanza.
     Il vero punto in questione è il timing delle ispezioni. Potevano essere anticipate prima che alcuni istituti venissero a trovarsi in situazione di default? L'arrivo di una norma europea come il bail in, vale a dire il coinvolgimento pieno e diretto degli investitori che detenevano azioni od obbligazioni di una banca in caso di fallimento, avrebbe dovuto suggerire un monitoraggio più stretto e accelerato rispetto a quei casi conclamati di difficoltà in cui erano incappati primari istituti? Sarebbe facile ironizzare sul presidente del Consiglio Matteo Renzi che nel gennaio 2015 invitava i risparmiatori ad acquistare fiduciosi azioni del Monte dei Paschi di Siena. Aveva forse Renzi condotto una sua personale ispezione nell'istituto senese per dedurne che sarebbe stato un ottimo investimento? Se del caso, si dovrebbe aprire un'indagine su Renzi per reato di aggiotaggio e manipolazione dei mercati?
     La questione bancaria peserà ancora molto nella lotta politica. Certo, è più semplice per i leader di partito nascondersi dietro le presunte inadempienze di Bankitalia. La Lega ha sul groppone la vicenda di Euronord, la banca fallita in nome dell'indipendenza della Padania, il PD, se guarda in casa, ha soltanto l'imbarazzo della scelta potendo spaziare dalla Banca del Salento al Monte dei Paschi (dove sono finiti i 450 miliardi di debiti, in lire, del vecchio PCI-PDS?), passando per la Banca Popolare dell'Etruria e CariMarche.
     Se i partiti pensano di usare come una clava le vicende bancarie, la campagna elettorale, che si annuncia già brutta di per sé anche per via della legge elettorale, rischia di trasformarsi in uno tsunami che finirebbe per investire, con la Banca d'Italia, altri vertici istituzionali. Renzi ha compiuto l'azzardo che si rimprovera allo stregone, finito, come si sa, vittima del proprio sortilegio. Ignazio Visto ha usato i poteri che una (timida) legge bancaria assegna a Bankitalia. Renzi ha cacciato il ruggito del leone, manifestando così tutta l'impotenza della politica che cerca di scaricare sulle istituzioni la propria irresolutezza.
     
     

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