sabato 18 marzo 2017

IL VOTO OLANDESE, LE CULLE PIENE DI ERDOGAN E L'EUROPA CHE NON C'È


di Massimo Colaiacomo


     Sullo scenario caleidoscopico della politica europea si sono affollati questa settimana molti protagonisti ma anche qualche comprimario le cui ambizioni sarà bene tenere d'occhio. Il focus era sul voto olandese, diventato il termometro per misurare il livello della febbre antieuropea e anti-immigrati raggiunto in quella società. È andata come sappiamo: Gert Wilders, l'ideologo dell'antieuropeismo radicale, dei muri da alzare contro l'immigrazione, quella islamica in particolare, ha visto crescere i propri consensi, frutto di lunghi mesi di campagna elettorale condotta soffiando sul fuoco delle paure. Tanti consensi, ma insufficienti per poter aspirare al governo. È una condizione tipica, e molto diffusa, questa di partiti radicali fondati sull'avversione, quando non sull'odio, per lo straniero e i musulmani in particolare. La stessa sorte, è più che certo, si ripeterà in Francia per Marine Le Pen, nettamente sfavorita dal sistema elettorale: al primo turno raccoglierà tutto il malcontento e la paura diffusa nella società francese, il che le consentirà addirittura di arrivare davanti a Emanuel Macron. Al secondo turno, quando sono sbolliti gli spiriti, gli elettori votano con la testa e con il portafoglio e la vittoria per Macron è già scritta, al netto di clamorose inchieste giudiziarie.
     Oggi in Olanda, come domani in Francia, i partiti estremisti saranno sconfitti nelle urne non solo, o forse, non tanto per il contenuto razzista dei loro messaggi, ma perché percepiti dai cittadini come forze anti-sistema e anti-euro e come tali capaci di mettere a repentaglio la sicurezza economica, precaria e fragile quanto si vuole, nella quale vivono i Paesi europei da un quarto di secolo. Tale messaggio non è stato ancora compreso dalle forze estremiste italiane. Né Salvini né Grillo non hanno ancora chiaro che posti di fronte alla scelta, gli elettori italiani non daranno mai la maggioranza a formazioni anti-europee,  a dispetto dei costi fin qui sopportati per rimanere nel club della moneta unica. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, coltiva l'illusione di neutralizzare le spinte anti-sistema di Salvini e rinnovare con lui l'alleanza a suo tempo stretta con Bossi. Ma la forza del messaggio leghista, la sua radicalità, è fatto per sbiancare chiunque accetti un'alleanza con lui. Espedienti come quello escogitato da Berlusconi di una "doppia moneta" sono, appunto, espedienti elettorali destinati a fallire perché sottovalutano la maturità di un elettorato molto diverso rispetto a 5 o a 10 anni fa.
     Quando si cercano i comprimari apparsi sulla scena politica europea nell'ultima settimana, il pensiero non può che andare a Racep Tayyip Erdogan. Il leader turco ha minacciato l'Olanda, dopo che il premier uscente Mark Rutte ha impedito un comizio del ministro degli Esteri turco nella comunità ospitata in quel Paese. Erdogan ha fatto di più, toccando un nervo scoperto dell'attuale condizione europea. Rivolgendosi ai suoi concittadini in Europa li ha esortati "a fare cinque figli" ogni famiglia perché in questo modo "il futuro è vostro". Non si sa che peso hanno dato a queste parole le Cancellerie europee, né se esse abbiano avuta una qualche eco, ma sarebbe sbagliato sottovalutare l'esortazione del leader islamico turco. Erdogan ha echeggiato, 50 anni dopo, la profezia di Henri Boumedienne, il leader algerino che sul finire degli Anni '60, in un discorso all'ONU pronosticava in un futuro non remoto la pacifica islamizzazione dell'Europa grazie alla demografia. Una guerra incruenta, con i bambini morti solo da questa parte e i bambini vivi, e tanti, dall'altra parte. Si spiega così il tentativo dei governi dell'emisfero Nord di incrementare le politiche pro-aborto nei Paesi africani e in quelli sottosviluppati, immaginando per questa via cruenta di bilanciare la bassa natalità di questo angolo del mondo.
     Naturalmente un tema così decisivo come quello demografico non trova cittadinanza nel discorso pubblico europeo. L'Europa è i suoi banchieri e le sue banche, gli euro che il governatore della BCE Mario Draghi continua a stampare con tanta generosità ancora per un po'.  Ma quanti europei, figli di questa civiltà, nativi d'Europa, ci saranno da qui a 30 0 anche solo a 20 anni? Pochi, e sempre di meno. I calcoli ritenuti catastrofici di Oriana Fallaci parlavano di una prevalenza di islamici in Europa dal 2050-2060. Non si tratta di fare catastrofismo né di immaginare scenari apocalittici. Si tratta di prendere atto della realtà: la demografia è il tallone d'Achille di questa e di qualsiasi altra Europa. Esultare per lo scampato pericolo del voto olandese è giusto e saggio per qualsiasi europeista convinto. Da qui a credere che l'Europa è salva, ce ne corre. L'Europa è in pericolo oggi esattamente come lo era una settimana fa. Per la semplice ragione che non esiste nessuna idea di ciò che si vuole e di ciò che si è nel mondo.    

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