sabato 6 giugno 2015

PASSERA A MILANO, MARCHINI A ROMA, IL CENTRODESTRA SAPRÀ COGLIERE L'OCCASIONE?

di Massimo Colaiacomo

     Pochi hanno notato la battuta, lasciata cadere lì da Matteo Salvini, con apparente nonchalance, quando l'altro giorno, riferendosi alla necessità di nuove elezioni in Campidoglio, aveva candidato Alfio Marchini come successore dell'attuale sindaco. È vero, si può osservare, che la Lega non ha una sua forza elettorale nella Capitale, ma in quel caso Salvini è stato lesto a strappare la battuta a Silvio Berlusconi al quale si attribuì, non sappiamo se a torto o a ragione, una corrente di simpatia per l'erede di una delle più blasonate dinastie di "palazzinari" romani.
     Marchini ha tentato la fortuna alle ultime elezioni comunali, presentandosi con una sua lista autonoma e in soli 3 mesi ha raggranellato il 10%. Sondaggi recenti lo accreditano di un consenso intorno al 20%. Se merito della sua linea politica o delle non poche castronerie dell'attuale giunta e sindaco non si sa, certo è che l'ing. Marchini ha conquistato un suo pubblico. Ha portato nella battaglia politica una linea di dignità. Fa scarse concessioni al populismo, sfiora la linea dura sulla questione sull'immigrazione e sui campi nomadi ma, nel complesso, trasmette un'immagine composta, lontana miglia dal profilo sbracato che prevale oggi nella politica romana.
     Se il centrodestra vuole avere serie chances di riconquistare il Campidoglio, farà bene a collocare il nome di Marchini in cima alla lista delle candidature preferite. L'uomo ha dimostrato qualità notevoli sul piano della comunicazione, si è tenuto lontano dalle strategie di alleanze e, insomma, ha costruito una posizione autonoma visibile e spendibile quanto a credibilità personale. Senza contare le ottime entrature negli ambienti imprenditoriali romani anche se Marchini si tiene lontano dalla vita salottiera alla quale si attribuisce un'influenza notevole nel determinare il successo politico di un candidato mentre, nella realtà, non conta un fico secco.
     E se il centrodestra, volendo proprio esagerare in termini di intelligenza politica, appaiasse alla candidatura di Marchini quella di Corrado Passera a Milano? Berlusconi dovrebbe considerare seriamente questa possibilità. Anche se la biografia sembra essergli contro, Passera, non diversamente da Marchini, rappresenterebbe un ottimo outsider nel panorama ambrosiano. Sì, ha un passato come ministro nel non troppo amato governo Monti (non troppo amato, ma sempre appoggiato da Berlusconi) ma questo handicap è agevolmente superato da altri vantaggi. Passera ha poco più che una sigla a disposizione (Italia unica), non ha un partito organizzato e questa circostanza gli da sufficiente forza e autonomia. Il centrodestra dovrebbe cogliere queste due occasioni preziose per avviare un'autorigenerazione attraverso quella che si potrebbe definire una circolazione extracorporea: elaborare una linea politica di marcata impronta liberale e conservatrice per affidarne la gestione a due personalità non invischiate nella routine quotidiana della politica.
Saprà Berlusconi cogliere queste improvvise opportunità? Oltretutto, tali scelte renderebbero per lui meno urgente la questione affannosa del riordino di Forza Italia dove da riordinare non c'è poi molto essendo una ditta allo sbaracco. Un altro non trascurabile vantaggio è che dietro personalità esterne ai partiti, sarebbe più facile comporre il puzzle delle alleanze superando di slancio i veti di questo o di quello.

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