venerdì 5 giugno 2015

IL BLUFF DI SALVINI COSTERÀ CARO AL CENTRODESTRA


di Massimo Colaiacomo

     Fra le tante varianti del populismo europeo, quella proposta dal segretario della Lega Matteo Salvini è senz'altro la più abborracciata o, se si preferisce, la meno plausibile sul piano della cultura politica. La sua esibizione (termine quanto mai appropriato per un improvvisatore come lui) a Santa Margherita Ligure ha lasciato il parterre freddo se non proprio ostile. Salvino ha dimostrato di non possedere l'abc della politica economica. È mutevole su questioni sociali, come i campi di accoglienza per i rom ma, ancora più grave, ha inanellato le solite fesserie sull'Europa e sugli eurobamba.
     Immaginare di vincere una competizione elettorale alleandosi con Salvini è un'operazione persa in partenza e soltanto la disperazione in cui lo ha messo la batosta elettorale può suggerire a Berlusconi un simile passo. Salvini è un trascinatore di piccole folle arrabbiate, sa solleticare gli istinti regressivi nelle persone ma non ha uno straccio di prospettiva politica da offrire al Paese. È quel che si dice un acchiappavoti, quando quelli da prendere sono pochi e in aree delimitate. Quanto all'idea stravagante di una flat tax, una volta al 15, un'altra al 20%, è il punto più alto del bluff di Salvini. Non essendo una proposta ma soltanto una suggestione (il populismo vive di suggestioni e si tiene lontano dalle proposte), Salvini ne da le versioni più disparate e colorite. Se un aspirante premier progetta di finanziare un imponente sgravio fiscale tassando l'attività delle prostitute, il problema non è dell'aspirante premier ma di chi, nel caso Silvio Berlusconi, pensa di ricostituire un capitale di consensi alleandosi con un personaggio improbabile.
     È ovvio che nessun politico serio di destra, non ce ne sono in Italia ma in Europa si trovano, potrà mai avere un'interlocuzione con tribuni improvvisati come Salvini. Le tasse vanno tagliate, ma un conservatore e un liberale serio lo fa nell'unico modo possibile: tagliando la spesa pubblica con precisione chirurgica - dove è possibile - ma usando il machete se si tratta di quel fiume in piena che è il debito italiano. E un conservatore liberale la smette anche di distinguere fra spesa pubblica "improduttiva" e produttiva (altro step di rientro dal populismo) per la semplice ragione che la spesa pubblica è tutta produttiva dal momento che eroga stipendi.
     La spesa pubblica va tagliata laddove serve, punto e basta. David Cameron ha innalzato le tasse universitarie di due e tre volte, a seconda della facoltà, ha privatizzato tutte le aziende municipalizzate (in Italia non è stato fatto ed è lecito dubitare che sarà mai fatto: sono una delle greppie da cui ciucciano soldi i politici). Per tornare con i piedi per terra, la domanda che è doveroso porsi è: dopo lo show rancido di Santa Margherita Ligure, c'è ancora qualcuno nella destra italiana che voglia prendersi la briga di costruire un fronte conservatore e liberale che metta Salvini nel mirino perché Salvini e non Renzi o chiunque altro è il vero e più grande ostacolo alla vittoria del centrodestra? Sarkozy in Francia e Cameron in Gran Bretagna hanno vinto le rispettive competizioni conducendo una campagna elettorale rispettivamente contro Marine Le Pen e Nigel Farage. Ma loro, si sa, sono due personaggi non solo ambiziosi ma culturalmente consapevoli che ogni ambizione va sorretta da un grande cuore e da scelte nette e senza sfumature. 
     
     

Nessun commento:

Posta un commento