mercoledì 14 ottobre 2015

CENTRODESTRA CERCA UN'IDENTITÀ SENZA E OLTRE BERLUSCONI

Difficile immaginare il ritorno di Quagliariello in Forza Italia, partito in disfacimento. La sua possibile uscita da Ncd è soltanto la conferma di un centrodestra senza più identità e senza più Berlusconi in grado di profilarne una. 


di Massimo Colaiacomo

     La probabile uscita di Gaetano Quagliariello dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano è soltanto un tassello, uno dei tanti e non certo l'ultimo, del mosaico in disfacimento del centrodestra. Quagliariello è stato un protagonista di primo piano nella lunga stagione berlusconiana, suggeritore di idee e di valori non sempre e non del tutto compresi in Forza Italia. La sua lineare biografia politica, di giovane repubblicano prima, poi radicale e liberale, aveva reso in qualche modo eccentrica la sua presenza nel governo di Enrico Letta. Soltanto il cantiere istituzionale che quell'esecutivo aveva in animo di aprire poteva giustificare la presenza di Quagliariello.
     Ora che i nodi arrivano al pettine e una volta svuotata di significato la presenza politica del Nuovo centrodestra nel governo Renzi, per Quagliariello si apre, come per altri ma non per tutti, una traversata in quel deserto di macerie che è il centrodestra italiano, unico schieramento conservatore in Europa in serie difficoltà. Al momento sembra difficile, se non impossibile, immaginare il ritorno di  Quagliariello nelle file in subbuglio di Forza Italia. Se il centrodestra assomiglia sempre di più al Grand Hotel di Ernst Lubitsch ("gente che viene, gente che va", dice uno dei protagonisti del film) si deve in parte proprio al vuoto di strategia politica che nessuno, e Berlusconi meno di altri, è in grado al momento di colmare. L'opinione pubblica che lancia uno sguardo distratto alle cronache politiche può provare soltanto un senso di smarrimento davanti all'andirivieni di singoli protagonisti o di piccoli gruppi. Se Denis Verdini ha lasciato Forza Italia, in compagnia di un nutrito di senatori e deputati, per sostenere Matteo Renzi, prima di lui Raffaele Fitto, per ragioni diametralmente opposte, aveva abbandonato Berlusconi accusandolo di un'opposizione ondivaga.
     Non basta certo il ritorno di Nunzia De Girolamo, una personalità sicuramente forte, per certificare che Forza Italia e il suo leader conservano una capacità attrattiva nel centrodestra. In realtà, la decisione di Quagliariello di dimettersi da coordinatore di Ncd e, in prospettiva, di uscire dal partito, appartiene alla categoria dei gesti nobili in attesa, se e quando si creeranno le circostanze, di diventare un atto politico capace di concorrere alla ricostruzione del centrodestra.
     Non deve ingannare la supponenza al limite della mala creanza con cui Brunetta ha commentato il gesto di Quagliariello salutando in lui un amico che ha avuto "un barlume di luce". Purtroppo per Brunetta le cose non stanno esattamente così. Finché Berlusconi resta in campo non ci sarà nessuna possibilità di aprire una riflessione seria sulle prospettive del centrodestra e sulla ricostruzione di un'identità che deve essere culturale prima ancora che politica. Gaetano Quagliariello ha le doti personali e politiche per essere uno dei ricostruttori di un centrodestra destinato a essere molto più merkeliano di quanto potesse renderlo Berlusconi. Bisogna sgombrare le macerie lasciate dalla lunga stagione berlusconiana e quelle provocate dall'impronta populista impressa da Salvini in epoca recente per dire che il centrodestra ha trovato un punto di ripartenza. Senza questo lavoro di ripulitura sarà difficile declinare la politica al futuro  

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