sabato 9 maggio 2015

IL CENTRODESTRA SENZA IDEE È LA VERA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA

Silvio Berlusconi:
     
     "Solo nell'unità di tutti i moderati del centrodestra e delle forze in cui si è frammentato, si può arrivare a superare la sinistra". 


Alessandro Cattaneo:

     "Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Presidente Berlusconi a Genova e non posso che essere d'accordo con lui sulla necessità di costruire una nuova casa del centro-destra per tutti gli italiani conservatori, moderati e liberali. In questi giorni di campagna elettorale sto girando molto il Paese per sostenere tanti nostri giovani candidati e, parlando con le persone, da nord a sud si percepisce la voglia di un movimento politico nuovo, con programmi nuovi e persone nuove. Così come si percepisce il desiderio di un centro-destra unito e competitivo in grado di portare nuovamente al governo i moderati e i conservatori come ha fatto Cameron in Gran Bretagna. Sono molto d'accordo con il Presidente Berlusconi anche quando dice come ha fatto oggi che dobbiamo dire basta alla categoria dei professionisti della politica, che purtroppo ancora affolla anche il campo del centro-destra. Il nuovo partito dei moderati italiani dovrà forse fare a meno di tanti professionisti della politica e riempirsi di giovani, professionisti, persone della società civile".


di Massimo Colaiacomo

     Se qualcuno cerca prove inconfutabili del vuoto pneumatico in cui il centrodestra sta annegando può trovarle agevolmente nelle due drammatiche dichiarazioni di Silvio Berlusconi e di Alessandro Cattaneo. Quest'ultimo dovrebbe essere, e, a tutti gli effetti è, un protagonista delle nuove leve di Forza Italia che prenderanno il posto dei senatori. Tralascio la facile ironia: che cosa cambia, infatti, se vecchi laudatores vengono rimpiazzati da più giovani laudatores del Capo Supremo? Il punto non è questo. Si tratta, invece, dello spazio fisico (11 righe) che il giovane Cattaneo occupa per smuovere l'aria senza peraltro riuscirvi. Undici righe di nulla, di parole senza senso, di prospettive politiche campate in aria, sono la prova drammatica dell'assenza di classe politica di Forza Italia e del centrodestra in genere. "Unire tutti i moderati" è un'affermazione che un politico dotato di un comprendonio minimo dovrebbe impedirsi di dire oppure, dicendola, dovrebbe infliggersi una punizione corporale tanto è banale e stupida.
     Forza Italia ha saputo interpretare, per buoni quindici anni, un sogno in cui si è riconosciuta una larga maggioranza degli italiani. Berlusconi ha saputo indicare un orizzonte e collocarvi le attese e le ansie della "gente" (non aveva e non ha ancora scoperto che "persone" farà meno marketing ma è più rispettoso), fossero anche le più distorte e illusorie, dandogli una prospettiva politica, fragile quanto si vuole, ma pur sempre riconoscibile per la sua impronta. Quei sogni sono svaniti nelle grigie giornate del novembre 2011. Sono crollati sotto i colpi di maglio di una realtà che ha fatto irruzione nelle nuvole rosa in cui l'Italia si cullava. Ora, se si è trattato di un golpe, come sostiene il Gip Renato Brunetta, o di una resa dei conti in cui la realtà ha preso le sue rivincite, è questione del tutto ininfluente. Per dire che se di golpe si è trattato, quali sono gli imputati da chiamare alla sbarra? In quale tribunale si deve celebrare il processo? Chi sostiene l'accusa e chi la difesa? Parodiare la politica, come fa Brunetta, significa tirare calci agli stinchi della politica.
     Per rimanere a considerazioni più attuali, in Italia la questione vera che dovrebbero porsi le forze liberali e riformiste (?) di destra riguarda la loro riconoscibilità presso un elettorato ampiamente disgustato dallo spettacolo indecoroso di questi anni. I "moderati" non devono "unirsi" ma dovrebbero, come Cameron ha fatto a Londra e Sarkozy a Parigi, "dividersi" da ogni radicalismo e da ogni antieuropeismo. Non devono illudere, come abilmente riesce a Renzi, gli italiani su un futuro taglio delle tasse. Devono, invece, porre in termini radicalmente nuovi la necessità di tagliare la spesa pubblica evitando la distinzione populistica fra spesa "improduttiva" e no. La spesa pubblica è tutta produttiva per la semplice ragione che pagando stipendi a oltre 3.150.000 dipendenti pubblici ha creato una platea di 3.150.000 consumatori. Tagliare la spesa pubblica significa ridurre l'intermediazione politica nella vita quotidiana dei cittadini. Per dirla in prosa: abolire il Sistema sanitario nazionale e ripristinare le Casse mutue; abolire o privatizzare tutte le aziende pubbliche locali erogatrici di servi idi pubblica utilità; incentivare imprese private e Terzo settore per consentirgli di occupare gli spazi da cui si ritira la mano pubblica.
     Il giovane Alessandro Cattaneo se la prende con i professionisti della politica per la semplice ragione che lui, giovane professionista della politica, è rimasto senza lavoro dopo appena cinque anni di sindacatura a Pavia. Se non fosse una persona tutto sommato simpatica nel suo childish approach sarebbe di una ridicolaggine imbarazzante. Qualcuno spieghi anche al giovane Cattaneo che Cameron e Sarkozy hanno vinto sbaragliando soprattutto gli avversari alla loro destra, hanno chiuso in un recinto di irrilevanza sia Nigel Farage e, un po' più ampio magari, Marine Le Pen.
     In Italia non accadrà nulla di quanto abbiamo visto a Londra e a Parigi. Un po' perché mancano Le Pen e Farage, ma molto di più perché non si vede né un Sarkozy né un Cameron all'orizzonte. Il leader conservatore ha tagliato selvaggiamente la spesa pubblica dal 2011 in avanti e la Banca d'Inghilterra ha pompato miliardi di sterline. A Londra si perde e si trova lavoro in 24 ore, i "mansionari" cari ai sindacati italiani, in Inghilterra non li hanno neppure nei gabinetti degli uffici pubblici. Così vanno le cose in Europa, caro Brunetta, e l'austerità cara alla Merkel per le finanze pubbliche, è stata applicata anche a Londra, sia pure in una versione tutta inglese. Questo fanno i conservatori e i liberali, in tutto il mondo. O, meglio, in quelle parti del mondo dove ci sono i liberali e i conservatori. Per dirsi conservatori e liberali, però, sarà bene che i giovani Cattaneo aprano qualche libro e si informino come nei secoli si è evoluto il pensiero liberale e conservatore. Scoprirebbe che la grande politica è stata fatta soltanto da grandi professionisti della politica e non da Cattaneo. A meno che non si chiamasse Carlo. Ma quella è un'altra storia

Nessun commento:

Posta un commento